Il legale della donna che ha ucciso il 75enne a Cosenza presenta una corposa memoria per dimostrare che il tribunale del riessame non avrebbe valorizzato tutti gli elementi difensivi
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Tiziana Mirabelli, rea confessa dell’omicidio di Rocco Gioffrè, ricorre in Cassazione. L’avvocato Cristian Cristiano, difensore dell’indagata che il 14 febbraio scorso ha ucciso il 75enne originario di San Fili nel suo appartamento, situato al quinto piano di un edificio in via Monte Grappa, ritiene che il tribunale del Riesame di Catanzaro non abbia valorizzato tutti gli elementi difensivi portati a conoscenza di chi ha giudicato la posizione cautelare della 45enne cosentina.
La donna, secondo quanto raccontato agli investigatori e alla procura di Cosenza, ha reagito a un tentativo di violenza sessuale da parte dell’anziano che avrebbe assunto un atteggiamento morboso nei suoi riguardi, pedinandola negli spostamenti e inviando continui messaggi su Messenger. Tiziana Mirabelli non accettava questi comportamenti ma, dal canto suo, non ha mai sporto denuncia rispetto ad altre presunte condotte della vittima che la 45enne avrebbe riferito ai magistrati della procura di Cosenza e al gip Alfredo Cosenza.
Dalle 36 coltellate contro Gioffrè al rinvenimento delle microspie
Rocco Gioffrè è stato ucciso con 36 coltellate. Ferite da taglio e da punta rinvenute dai medici legali Silvio Berardo Cavalcanti e Vannio Vercillo in vari punti del corpo, in particolar modo nella zona toracica nonché sulle spalle. Tiziana Mirabelli, secondo quanto ricostruito, avrebbe afferrato il coltello una volta che Gioffrè glielo avrebbe puntato contro per ferirla. Così la donna, disarmando l’anziano, avrebbe avuto la possibilità di utilizzare mortalmente l’arma contro il 75enne, assassinato nella stanza da letto di lei.