VIDEO | Maltrattamenti e minacce andavano avanti da anni. Durante l'ultimo episodio di violenza il figlio di 6 anni si è messo in mezzo e lei è riuscita a fuggire. Intanto nella città dello Stretto le chiamate di denuncia dopo l'uccisione della 22enne veneta si sono triplicate
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«Ti faccio fare la stessa fine di Giulia Cecchettin». Lo aveva detto e ci ha anche provato. A distanza di pochi giorni è successo di nuovo. A Reggio Calabria questa sarebbe stata solo l’ultima delle tante minacce che un uomo ha rivolto alla moglie. Una donna che per anni ha subito vessazioni di ogni genere prima di arrivare a denunciare il suo aguzzino.
Gli agenti delle volanti della polizia di Reggio Calabria sono intervenuti dopo la chiamata di lei. Una chiamata che è riuscita a fare scappando dalle grinfie del marito solo perché il figlio maggiore, di soli sei anni si è frapposto fra i due, interrompendo la sequenza di violenze. Era una relazione tossica, quella emersa dal racconto della donna dopo la denuncia. Prevaricazioni e minacce che andavano avanti da anni, fin dal fidanzamento. Isolata, maltrattata, abusata, distrutta emotivamente e psicologicamente. Ma quel che è più grave è la paura instillata in lei dalla dipendenza economica.
Una storia che si ripete. L’ennesima vittima di un sistema che vede donne legate in modo insano ai propri aguzzini solo perché “senza di lui non posso crescere i bambini”. Donne terrorizzate da quella dipendenza economica che le rende vulnerabili. Ma la storia di Giulia questa volta ha rotto la cortina di silenzio nella quale si avvolge il dolore per ogni vittima. Il grido della sorella di fare rumore è servito a svegliare tante donne annichilite e rassegnate a quelle continue violenze. Pochi giorni prima della denuncia, infatti, mentre la donna guardava in televisione un programma in cui si parlava della vicenda di Giulia Cecchetin, il compagno le ha detto che invece di guardare certe trasmissioni avrebbe dovuto pensare a quello che lei fa e che magari la prossima sarebbe stata lei. Ma non è andata così.
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Questa volta grazie al gesto di coraggio di un piccolo ometto stanco di vedere la madre maltrattata per banali motivi - in questo caso un attacco di gelosia infondato -, la donna ha deciso di dire basta e di liberarsi da quelle catene psicologiche che da anni la costringevano a rimanere succube di vessazioni continue. Giulia ha segnato un punto di non ritorno e questa volta forse tutto questo dolore non sarà stato vano. E anche a Reggio Calabria dopo la sua violenta uccisione qualcosa è cambiato e le chiamate di denuncia sono triplicate. Forse non è stato tutto perso.