Il sisma di questa mattina è stato particolarmente intenso nella parte a nord della regione che però resta una delle aree più “sicure”. Tansi spiega cosa è accaduto e cosa aspettarsi (ASCOLTA L'AUDIO)
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È stata una sventola forte, anche se fortunatamente per ora non si contano danni a persone e cose, come recita la formula di rito in questi casi. Ma il terremoto di magnitudo 4.3 delle ore 10,19 di questa mattina, giovedì 20 gennaio, ha scosso tutta la Calabria, dalla provincia reggina a quella di Cosenza. Con un apparente paradosso, però: le aree più vicine all’epicentro, situato in mare tra Vibo Valentia e Lamezia, hanno tremato meno di quelle più distanti come la provincia cosentina.
Il sisma avvertito con più intensità a Cosenza
«Il motivo è nella risposta sismica locale, determinata dalla diversa composizione del terreno - spiega Carlo Tansi, geologo e ricercatore del Cnr -. Un sisma si avverte di più in presenza di terreni sedimentari “sciolti” sabbiosi e argillosi, come quelli che caratterizzano l’area di Cosenza, che tendono ad assorbire l'energia sismica e di conseguenza aumenta l'ampiezza delle oscillazioni e, dunque, il livello dei danni agli edifici che sono presenti. Al contrario, in presenza di terreni rocciosi o compatti, la scossa si avverte meno e fa meno danni perché l'energia sismica in questi terreni non viene assorbita ma viene trasmessa, diminuendo così l'ampiezza delle oscillazioni e quindi il livello dei danni».
Ecco perché è stato proprio il Cosentino, distante un centinaio di chilometri dall’epicentro, a risentire maggiormente del sisma (foto), con gente in strada e scuole evacuate in fretta e furia. Meno forte, invece, la percezione a Vibo Valentia e nella Piana lametina, dove la potenza del terremoto, anche se più vicino, non ha raggiunto la stessa intensità.
Ma i terremoti, purtroppo, non sono una novità per la Calabria, dove nel corso dei secoli si è concentrato oltre il 50 per cento degli eventi più catastrofici che hanno colpito l’Italia.
Il movimento delle placche
«La Calabria - continua Tansi - è collocata esattamente lungo la zona di contatto tra l’Europa e l’Africa che si stanno avvicinando a una velocità media di circa 7 millimetri l’anno: in altre parole la Calabria è “schiacciata” dalla grande morsa costituita dalla placca africana a sud e dalla placca europea a nord. Il movimento delle placche tettoniche determina i terremoti, che in Calabria hanno mietuto quasi 200mila vittime negli ultimi 250 anni».
Il pericolo corre lungo le faglie
Il rischio maggiore corre lungo le faglie, fratture della crosta terrestre lunghe da decine fino a centinaia di chilometri e profonde generalmente da 10 a 40 chilometri. È qui che la terra si muove.
«Le faglie calabresi (foto) - prosegue il geologo, che in passato è stato a capo della Protezione civile regionale – sono in piena attività e si sviluppano soprattutto longitudinalmente rispetto alla regione (in direzione nord-sud), presentando lunghezze variabili tra 20 e 100 km e profondità intorno ai 10-15 km. Il sisma di oggi si è verificato nella stessa area epicentrale del movimento tellurico dell’8 settembre 1905, che fece 560 vittime nella Piana di Lamezia. Ma quasi tutti i terremoti calabresi più catastrofici registrati in epoca storica si sono generati nell’area delle faglie, compreso quello di Reggio e Messina del 1908».
Calabria ad alto rischio sismico
Come accennato, la differenza la fa l’energia sismica che spesso è minore nei terremoti colpiscono il nord della Calabria: «Tutta la Calabria è ad alto rischio sismico, ma in base ai dati storici riferiti a un intervallo temporale che va dal 451 a. C. ad oggi, è possibile dedurre che nella Calabria settentrionale hanno generato molte meno vittime - appena un centinaio in quasi 2500 anni - di quelli che hanno invece colpito la Calabria meridionale. La differenza dipende dal fatto che le faglie della Calabria meridionale sono più lunghe e quindi possono generare terremoti molto più catastrofici».
Impossibile prevedere quando ma è certo dove
Prevedere quando un terremoto colpirà non è possibile, gli scienziati lo ribadiscono sempre in queste occasioni. Ciò che è sicuro, invece, è che in determinate aree del pianeta i terremoti sono una certezza, è solo una questione di tempo. «Accadrà tra un giorno, tra cento anni, tra mille anni. Nessuno, oggi, è in grado di prevederlo. Ma sappiamo che senza dubbio si verificherà. Attualmente la scienza consente di prevedere dove accadrà, poiché sono ben note le faglie attive, però non è possibile prevedere quando, cioè quando le faglie si muoveranno. Nemmeno i giapponesi, che sono grandi esperti in materia, riescono a farlo».
L’unica difesa efficace resta dunque la prevenzione, e Tansi lo ribadisce: «I terremoti non uccidono, lo dico sempre, sono le case a crollare che lo fanno. Cosa fare? Occorre costruire rispettando le norme antisismiche, combattere l’abusivismo edilizio e sfruttare gli incentivi per adeguare le proprie abitazioni agli standard di sicurezza, come l’opportunità data ora dal sisma-bonus che prevede un rimborso del 110 per cento delle spese sostenute».