VIDEO | L’animazione dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ricostruisce l’evento che ha spaventato la regione giovedì notte. I ricercatori: «Zona ad alta pericolosità sismica». E c’è un precedente del 1836
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Le onde di colore blu indicano che il suolo si sta muovendo velocemente verso il basso, mentre quelle di colore rosso indicano che il suolo si sta muovendo verso l’alto.
Legenda minima per il video dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che illustra l’evoluzione del terremoto di magnitudo 5.0 con epicentro a Pietrapaola che ha spaventato tanti calabresi giovedì notte, poco prima delle 22.
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L’animazione della propagazione sulla superficie terrestre delle onde sismiche dà la misura di quanto il sisma sia stato avvertito non soltanto nelle province di Cosenza e Crotone (le più vicine all’epicentro) ma in tutta la regione, in Puglia e in Basilicata (e in misura minore Sicilia e Campania). Una scossa che ha raggiunto buona parte del Meridione e che, grazie all’animazione, si può “leggere” facilmente.
A parte i movimenti di base descritti dai colori blu e rosso, la gradazione del colore rappresenta invece diversi valori di velocità verticale (in metri al secondo): tanto più il blu è intenso, tanto più velocemente il suolo si muove verso il basso (l’alto). Altra postilla: ogni secondo dell’animazione rappresenta un secondo in tempo reale. Un lunghissimo minuto in cui quasi tutta la regione ha tremato.
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L’animazione, spiega Ingv, «mostra una distribuzione disomogenea delle velocità del suolo, ovvero punti equidistanti dall’epicentro non subiscono lo stesso tipo di sollecitazione. Un fatto dovuto alle condizioni locali (topografia, tipo di suolo) che posso influenzare in maniera significativa la propagazione delle onde sismiche. Per esempio, terreni incoerenti come quelli alluvionali inducono fenomeni di amplificazione delle onde sismiche molto più pronunciati rispetto alla roccia compatta».
Zona ad alta pericolosità sismica
Ingv si preoccupa anche di dare una descrizione del contesto sismico nell’area in cui si è verificata la forte scossa.
«Poco a sud di quest’area, tra Cirò e San Giovanni in Fiore, recentemente si sono verificati due terremoti di magnitudo Mw 4.0 il 24 maggio e il 29 maggio, all’interno di una sequenza sismica con circa 260 terremoti», evidenzia l’analisi. Che offre cenni storici su un’area in cui «storicamente si è verificato il 25 aprile 1836 un forte terremoto di magnitudo stimata pari a 6.2 che ha provocato danni in molte località fino al decimo grado della scala Mercalli nella località di Crosia».
Per Ingv «la zona interessata dal terremoto di questa sera è caratterizzata da pericolosità sismica alta, come testimoniato dalla Mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale e dai forti terremoti avvenuti in passato».