Si grida allo scandalo per il paventato spostamento alla Dulbecco di Catanzaro dei posti di Terapia Intensiva Pediatrica attualmente presenti all'Annunziata di Cosenza. La vicenda è diventata di dominio pubblico dopo alcuni articoli pubblicati da LaCnews24.it e Cosenza Channel. Eppure quello diffuso dalla nostra testata non era certo un segreto. Non tanto e non solo perché l'informazione è contenuta nel Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera a firma del Commissario ad acta Roberto Occhiuto pubblicato nel mese di luglio, quindi circa tre mesi fa, e pienamente accessibile a tutti; ma perché rilanciata pure durante la famosa conferenza pubblica della Cgil del 29 settembre scorso nel corso della quale il Decreto è stato passato al setaccio dagli esponenti del sindacato, attraverso un'approfondita analisi evidentemente non raccolta dagli esponenti politici cosentini, presenti in sala forse più per esserci che per ascoltare, prendere appunti ed eventualmente agire di conseguenza. Per inciso, la medesima conferenza pubblica in cui la Cgil ha espresso la propria posizione sulla collocazione del nuovo ospedale di Cosenza, anche quella contestata vibratamente dal sindaco, ma soltanto dopo averne appreso i contenuti attraverso la nostra testata e non dai componenti della sua stessa maggioranza presenti a quel dibattito.

Conseguenze sottovalutate

Da questa vicenda emerge netta la sensazione che nelle stanze dei bottoni non si studiano, o almeno non si studiano abbastanza, i dossier relativi a delicate questioni di interesse pubblico, gridando poi allo scandalo quando ormai le decisioni sono state assunte. Manca certamente il passaggio della concertazione, quello che dovrebbe portare a soluzioni di compromesso ma almeno ampiamente condivise, si veda il caso della fusione tra i municipi di Cosenza, Rende e Castrolibero per la quale alla strada del dialogo si sta facendo privilegiata quella più divisiva della istituzione del comune unico per legge. E manca la consapevolezza delle conseguenze che l'assunzione di talune decisioni politiche determinano sui cittadini. È un problema non ristretto alla sola Calabria. Lo testimonia l'eclatante caso del clamoroso autogol commesso da quella parte di deputazione europea che ha approvato la famigerata direttiva sulla carbon tax per le navi del Mediterraneo destinate verso gli scali continentali, direttiva destinata di fatto a mettere fuori gioco il porto di Gioia Tauro ed altri importanti approdi del resto del Paese in favore di quelli delle coste del nord Africa e su cui adesso si cerca disperatamente di compiere un passo indietro.

La questione è il come, non il dove

Tornando alla questione della Terapia Intensiva Pediatrica di Cosenza, le dichiarazioni diffuse nelle ultime ore da Franz Caruso e, a ruota, dal solito Graziano Di Natale, non centrano la vera questione. Che non è il luogo in cui questi posti devono essere allestiti. Oggettivamente l'ospedale dell'Annunziata non è baricentrico rispetto al resto della regione e le famiglie della provincia di Reggio, potrebbero legittimamente obiettare rispetto alla collocazione logistica in questo momento decisamente sbilanciata verso nord. La questione semmai è un'altra: il Commissario ad acta si è chiesto se invece di disperdere e gettare a mare anni di formazione e di esperienza maturata sul campo in ordine ad una tipologia di assistenza che richiede preparazione e competenze adeguate e specialistiche non semplici da reperire, tanto che in Italia sono ancora numerose le regioni prive di questo servizio, non sarebbe semmai il caso di mantenere e addirittura di consolidare e rafforzare l'attuale presidio? Le famiglie non chiedono che i propri figli vengano ricoverati sotto casa, ma che possano ricevere le migliori cure possibili. Ed è questa la stella polare che deve guidare le decisioni della politica, al di là di inutili e dannosi campanilismi. Quanto a chi oggi si straccia le vesti, forse avrebbe dovuto battersi in tempi non sospetti per il riconoscimento giuridico della Terapia Intensiva Pediatrica di Cosenza, attraverso la costituzione dell'Unità Operativa Complessa che all'Azienda Ospedaliera è rimasta solo sulla carta. Non fosse rimasta incompiuta, certamente alla Tip di Cosenza nessuno avrebbe mai chiesto di traslocare.