I quattro componenti della famiglia Chimirri hanno risposto al gip ed esposto la loro versione dei fatti. Tutti hanno detto di aver cercato di dividere i litiganti e di essersi scagliati sul poliziotto solo dopo il colpo di pistola fatale esploso contro il tiktoker
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Hanno risposto tutti al gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, i quattro congiunti della famiglia Chimirri di Crotone accusati del tentato omicidio del vice ispettore di polizia Giuseppe Sortino avvenuto lo scorso sette ottobre nel quartiere Lampanare della città pitagorica. Assistiti dagli avvocati Andrea Filici e Tiziano Saporito, gli imputati Domenico Chimirri, 18 anni, Domenico Chimirri, 67 anni, Antonio Chimirri, 41 anni, e Mario Chimirri, 36 anni hanno risposto alle domande del giudice e raccontato la loro versione dei fatti.
«Nessuna aggressione di gruppo prima dello sparo»
Punto essenziale, e corale, del racconto è che gli imputati hanno negato che nel momento in cui è intervenuta la lite, prima che il poliziotto sparasse, ferendo mortalmente Francesco Chimirri, il vice ispettore fosse aggredito da tutto il gruppo. Secondo il racconto degli indagati, la lite è intervenuta tra Francesco Chimirri e Sortino mentre Domenico Chimirri, figlio di Francesco, avrebbe cercato di dividere i due. Anche Domenico Chimirri, 67 anni, padre di Francesco e nonno di Domenico, ha affermato di essere sceso, in un primo momento, per separare i litiganti.
Secondo quanto si apprende, il motivo della discussione, poi degenerata nella brutale aggressione al poliziotto e nello sparo che ha ucciso Francesco Chimirri, sarebbe sorta in seguito all’inseguimento operato da Sortino che aveva scorto, sulla statale 106, l’auto guidata da Francesco Chimirri viaggiare a velocità sostenuta e a zig zag, tanto da urtare due macchine e portare via lo specchietto di una di queste (che si è anche lei lanciata all’inseguimento). Inizialmente, secondo il racconto del 18enne, il padre avrebbe dato disponibilità al proprietario dell’auto urtata di risarcire il danno tramite l’assicurazione. In un secondo momento sarebbe arrivato il poliziotto e con lui è sorta, raccontano, la lite che è degenerata fino all’uso dello sfollagente.
Attirati dalle urla sarebbero poi accorsi anche i fratelli di Francesco Chimirri, Antonio e Mario. Antonio Chimirri ha cercato, dice, di allontanare anche lui i litiganti mentre Mario Chimirri sarebbe arrivato un attimo dopo lo sparo. Gli indagati non hanno negato quanto ripreso dalle telecamere, ovvero l’aggressione avvenuta dopo aver constatato la morte del congiunto. Nell’attesa della decisione del gip, la difesa degli indagati ha presentato istanza di Riesame.