Nove anni e sei mesi di carcere oltre a 50mila euro di risarcimento. Era una condanna pari a quasi al doppio rispetto ai cinque anni chiesti dal pm quella inflitta dal Tribunale di Catanzaro nei confronti di Sandro Talarico, catanzarese di 49 anni, accusato del tentato omicidio aggravato del 55enne Fioravante Tolomeo, accoltellato nel capoluogo calabrese nel giugno del 2013.

Sentenza ribaltata 

L’imputato aveva deciso di farsi rappresentare in appello dall'avvocato Luigi Ciambrone, difensore diverso da quello di primo grado. E insecondo grado la sentenza è stata ribaltata. 

Assoluzione

Nel corso del dibattimento, si è giunti all’arringa dell’avvocato Luigi Ciambrone che ha evidenziato le profonde lacune motivazionali e di diritto dell’impugnata sentenza. La Corte di Appello di Catanzaro, sezione prima, si è ritirata in camera di consiglio per la decisione. All’esito la Corte (presidente Adriana Pezzo, consiglieri Giovanna Mastroianni e relatore Ippolita Luzzo) ha mandato assolto l’imputato dai reati  ascrittigli per non aver commesso il fatto con revoca delle statuizioni civili della sentenza impugnata totalmente riformata.

Ingiusta detenzione

«Sandro Talarico per tale vicenda giudiziaria - commenta oggi l'avvocato difensore - che lo ha visto finalmente ieri proclamato come un uomo innocente, ha sofferto la privazione della libertà personale per un totale di  ventidue mesi di cui sei presso la casa circondariale di Catanzaro. Al deposito del dispositivo, la motivazione fra 90 giorni, l’imputato non ha potuto trattenere un pianto liberatorio perché dal quel maledetto 2013 non ha più vissuto una vita serena.

Infatti da allora è sotto cura farmacologica per ansia e stress e questa assoluzione ristora, seppur in minima parte, le sofferenze della sua famiglia - moglie e due giovani figlie - che in questi anni hanno condiviso con lui questa triste vicenda». L’avvocato Luigi Ciambrone che ha condiviso questa battaglia giudiziaria non appena letta la gravatoria ed ingiusta sentenza di prime cure, a fianco di Talarico rappresenta di attendere le motivazioni della sentenza per poi attivare una legittima procedura di riparazione d’ingiusta detenzione.

In conclusione dell’arringa l’avvocato Ciambrone ha sollecitato una sentenza di assoluzione ricordando, però, che come scriveva in dottrina Vincenzo Manzini «il processo è già di per sé una pena e una sofferenza per l’imputato». Nove anni per veder riconosciuta la propria innocenza sono davvero tanti.