Al centro dell'inchiesta ci sono i lavori di abbattimento del cavalcavia in via del Progresso a Lamezia Terme per i quali avrebbero pagato una somma di 40mila euro per non subire danneggiamenti
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Si conclude con un’assoluzione con formula piena perché «il fatto non sussiste» la vicenda che ha visto coinvolti gli imprenditori Eugenio e Sebastiano Sgromo – difesi dagli avvocati Francesco Gambardella e Massimiliano Carnovale.
Gli imprenditori erano stati condannati in primo grado all’esito del giudizio abbreviato per favoreggiamento personale aggravato dalle modalità mafiose, in quanto asseritamente commesso per agevolare le attività dell’associazione ‘ndranghetistica denominata cosca Giampà ed il solo Eugenio Sgromo anche per falsa testimonianza sempre aggravata.
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Per tali capi di imputazione il Tribunale di Lamezia Terme, decidendo con il rito abbreviato, aveva condannato Eugenio Sgromo a 2 anni e 4 mesi e Sebastiano Sgromo a 1 anno e 4 mesi. Al centro dell'inchiesta ci sono i lavori di abbattimento del cavalcavia di via del Progresso di Lamezia Terme svolti dalle imprese edili riconducibili ai fratelli Sgromo e una tentata estorsione a danno degli stessi operatori economici.
Secondo l’accusa, Giampà, Torcasio, Cosentino avrebbero costretto, mediante minaccia esplicita, gli imprenditori Sgromo a pagare una somma di 40mila euro (o il 3% dell’importo dell’intero sub appalto) per poter svolgere in tranquillità (senza subire danneggiamenti) i lavori in prossimità del cavalcavia di via del Progresso di Lamezia Terme.
La particolarità della vicenda risiede nella circostanza che i due imprenditori erano essi stessi le vittime della tentata estorsione ed avrebbero, peraltro, con le loro dichiarazioni, omissive e reticenti, agevolato la richiamata consorteria criminale. La Corte di Appello di Catanzaro, con proprio provvedimento, ha posto fine alla vicenda ed ha assolto i due imprenditori “dai reati loro ascritti in rubrica perché il fatto non sussiste”.