VIDEO | L'imprenditore calabrese ha sollevato un polverone rivelando che il regolamento comunale non prevede alcuna esenzione nei confronti dei rifugiati di guerra. Dopo un acceso confronto con il sindaco, ha ricevuto la visita dei vigili nella sua struttura
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Il caso della tassa di soggiorno ai profughi ospitati nelle strutture ricettive di Praia a Mare continua a sollevare polemiche e, stando a quanto riferisce l'imprenditore Matteo Cassiano, avrebbe preso una brutta piega. Dopo che l'imprenditore calabrese ha reso nota la vicenda tramite un comunicato stampa, il sindaco Antonio Praticò lo ha convocato in Comune, ma qui, invece di discutere e trovare una soluzione, il primo cittadino avrebbe inveito contro di lui alla presenza di numerosi testimoni, tra cui assessori, carabinieri e agenti di polizia locale. Proprio questi ultimi, come si evince da un documento, negli stessi minuti hanno formalmente ispezionato una delle strutture ricettive riconducibili a Cassiano, senza però trovare alcuna violazione. «Sono tornato dal Comune intimorito, turbato disgustato», dice Cassiano a LaC News24.
La vicenda
Matteo Cassiano, gestore di strutture ricettive su tutto il territorio nazionale, tra cui Calabria, Sardegna, Toscana e Lombardia, decide di ospitare a titolo totalmente gratuito i profughi ucraini che fuggono dalla guerra, aderendo a una iniziativa lanciata dal sito internazionale Booking.com. Alcuni profughi arrivano anche a Praia a Mare, dove Cassiano gestisce, tra le altre cose, anche un albergo a pochi metri dal mare. Quando però gli ospiti vanno via, i suoi collaboratori si accorgono che la prassi impone il pagamento della tassa di soggiorno, che non prevede alcuna esenzione in casi analoghi. I profughi di guerra sono equiparati ai vacanzieri, chi alloggia in albergo deve pagare l'imposta. Cassiano, imbarazzato, decide di accollarsi le somme e nel frattempo chiede lumi al Comune avanzando formale richiesta. La risposta non arriva. A questo punto l'ufficio stampa della società facente capo all'imprenditore, dirama un comunicato, che solleva un polverone di polemiche.
La risposta del sindaco
Poche ore più tardi, il primo cittadino di Praia a Mare pubblica un documento in cui, senza mai menzionare Cassiano e le sue rimostranze, specifica le modalità di accoglienza sul territorio comunale. Nel marzo scorso un avviso rivolto ai titolari delle strutture ricettive li invitava a comunicare all'ente la propria disponibilità all’accoglienza dei profughi. Ma l'invito, come si legge da documento - «è rimasto disatteso da tutte le strutture ricettive». In buona sostanza, secondo il sindaco, Cassiano non avrebbe diritto di lamentarsi. «Io posso essere libero di accreditarmi o meno - è la risposta dell'imprenditore - la mia è una iniziativa umanitaria, si sottovaluta questo aspetto. Io semplicemente ho fatto un sollecito chiedendo di risolvere questa situazione».
Cosa è accaduto nel frattempo
C'è un passaggio della vicenda che finora non era venuto alla luce. Secondo quanto racconta Cassiano, nella mattinata di ieri è stato convocato in Comune dal sindaco in persona, che l'ha poi ricevuto nella sua stanza alla presenza di numerose altre persone. Qui Praticò lo avrebbe rimproverato duramente per aver sollevato il polverone mediatico, al punto che il giovane imprenditore si sarebbe sentito intimidito. Dopo lunghissimi minuti di discussione, a cui non è seguito alcun accordo, Cassiano è tornato al lavoro in albergo e poco dopo è stato raggiunto da due agenti della Polizia locale. I due uomini in divisa, come risulta da un verbale, hanno effettuato una ispezione nella struttura, attiva tutto l'anno.
Cassiano: «Segnale forte o vado via»
«Se le autorità sovracomunali non daranno un segnale forte a quello che è un accadimento che può sembrare banale ma che sta aprendo uno scenario imbarazzante - dice ancora Cassiano -, io no ho più interesse a rimanere in questo territorio, e non mi riferisco solo a Praia a Mare, ma alla Calabria. Una problematica del genere è impensabile che possa accadere in qualsiasi altro Comune d'Italia o regione d'Italia. Il sindaco Praticò - conclude - non dovrebbe chiedere scusa a me, ma all'intera comunità di Praia a Mare».