Un detenuto, di 33 anni, si sarebbe suicidato nel carcere di Taranto. Si tratta del coriglianese Francesco Cufone, diventato collaboratore di giustizia dopo l'arresto nel dicembre scorso. Proprio ieri era stato interrogato nuovamente dai pubblici ministeri dopo aver ritrattato le sue precedenti dichiarazioni.

Cufone era finito in manette il 6 dicembre dello scorso anno a seguito a un'indagine condotta dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri. Il blitz aveva coinvolto diverse persone di Corigliano, per i reati di possesso e traffico di cocaina, nonché per il rinvenimento di un arsenale di armi.

Gli agenti della polizia penitenziaria lo hanno trovato impiccato nella sua cella a Taranto, dove era stato detenuto dallo scorso mese di marzo. Si è suicidato poco dopo aver parlato con la sua compagna al telefono. Cufone lascia due figli, avuti dalla sua ex moglie, da cui era legalmente separato.

L'indagine della Procura antimafia

Cufone era accusato di occultamento di armi, tra cui la cosiddetta "Santabarbara", insieme ad altri complici. I carabinieri del Reparto territoriale hanno scoperto il nascondiglio all'interno di un casolare abbandonato nella contrada Fabrizio di Corigliano-Rossano nei primi giorni di agosto dell'anno scorso.

Nell'arsenale sono state rinvenute anche una pistola e una mitraglietta calibro 7,65, utilizzate per l'omicidio di Pasquale Aquino, un pregiudicato di 57 anni soprannominato 'U spusato, avvenuto il 3 maggio precedente in un agguato mafioso nei pressi della sua abitazione alla Marina di Schiavonea di Corigliano-Rossano.

Attualmente, cinque persone sono indagate per questo omicidio, e alcune sono coinvolte anche nel tentato omicidio di un altro pregiudicato locale, Cosimo Marchese, soprannominato "Il diavolo", che è stato vittima di un attentato a colpi di fucile caricato a pallini (anche quest'arma fa parte dell'arsenale) la sera del successivo 1° giugno.