«È un suicidio politico la presenza, per quanto si apprende da notizie stampa, di un imputato eccellente nel processo Stige alla festa di Jole Santelli dedicata all’elezione della sindaca di San Giovanni in Fiore. Ma come, al giornalista Peter Gomez Santelli non aveva dichiarato di temere il coinvolgimento di altri esponenti politici in inchieste sulla ’ndrangheta?».

 

Lo affermano in un post pubblicato su Facebook i deputati del Movimento 5 stelle Sapia e d'Ippolito commentando la partecipazione della governatrice Jole Santelli alla festa per la vittoria elettorale di Rosaria Succurro, alla quale avrebbe partecipato un imputato nel processo istruito dalla Dda di Catanzaro denominato Stige.

 

«La presidente della Regione - attano i due pentastellati - ha la memoria corta oppure il vizio della tarantella senza mascherina gliel’ha annebbiata? Si è resa conto o no che accanto a lei ballava in quella festa, secondo notizie stampa, un suo alleato politico accusato d’aver avvantaggiato, quando era vicesindaco di San Giovanni in Fiore, soggetti ritenuti organici ad una cosca di ’ndrangheta? Si tratterebbe di un imputato per cui vale, come per tutti, la presunzione di innocenza, questo sia chiaro a scanso di equivoci».

 

«Ci chiediamo, però, quale fosse l’opportunità, per la presidente della Regione - concludono Sapia e D'Ippolito - di sfidare in maniera così sfrontata, per come ricostruito dalla stampa, o perfino ingenua il procuratore Nicola Gratteri e la magistratura giudicante, impegnati nel processo Stige, uno dei più importanti contro la criminalità del territorio crotonese, nel quale l’ex vicesindaco di San Giovanni in Fiore deve, a quanto pare, difendersi da accuse pesantissime. Dove è finita la prudenza che si deve avere in questi casi, peraltro dato che le immagini diffuse in rete rimangono a futura memoria? Non ci auguriamo condanne nei confronti degli avversari politici, ma crediamo che ogni eletto debba dare l’esempio e tenersi lontano da frequentazioni dubbie, soprattutto se riguardassero imputati con accuse forti».