Laboratori mobili che chiudono di sera, Asp che danno indicazioni contrastanti, esami a domicilio che non sempre vengono fatti come previsto. E chi ci riesce attende invano il risultato se negativo
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Tamponi per tutti i fuorisede di rientro in Calabria. Questo dice la norma, adattata negli ultimi giorni per fare in modo che non ci possano essere dinieghi da parte di chi arriva da fuori regione. Chi si dovesse rifiutare, ha comunicato il direttore generale del dipartimento Salute Antonio Belcastro, dovrà effettuarlo a domicilio. Quel domicilio che, secondo l’ordinanza 38 del 30 aprile, dovrebbe coincidere con i luogo in cui effettuare la quarantena obbligatoria.
Ma le cose non stanno andando come dovrebbero. In molti, rientrando, non stanno riuscendo a fare il tampone perché gli operatori e i laboratori mobili che sono stati predisposti smontano alle 19 in autostrada, mentre in stazione si continua ad operare fino all’ultimo treno a lunga percorrenza. Così chi arriva dopo le 19 di sera in auto e si reca in stazione per fare il tampone spesso non trova nessuno. A Lamezia Terme, ad esempio, i laboratori mobili rimangono attivi fino alle 22 e 30 circa, orario che coincide con l’ultimo treno in arrivo da fuori.
Chi diligentemente chiama i numeri preposti per cercare di fare il tampone successivamente, spesso non riesce a cavare un ragno dal buco. E così le maglie del sistema per il rientro “controllato” dei fuorisede sembrano essere decisamente larghe. Come racconta un lavoratore fuorisede rientrato qualche giorno fa e che, dopo avere letto quanto comunicato dalla Regione, era pronto a fare il tampone nell’area di servizio di Frascineto ovest. «Erano le 19 e 40 – afferma - vedo in lontananza un benzinaio, mi avvicino timidamente, munito di mascherina. A distanza di un metro mi fermo e gli chiedo: "Scusi, ma per i tamponi?" L'uomo mi guarda teneramente e, sorridendo con gli occhi, mi risponde: "Se ne sono andati alle sette. Se volete, tornate domani mattina"».
Il giorno dopo il fuorisede ha contattato il numero verde della Regione illustrando quanto accadutogli e chiedendo cosa dovesse fare. L’operatore avrebbe promesso di ricontattarlo perché «nonostante molte cose siano poco chiare anche a noi, si presume che il tampone debbano farlo tutti i fuorisede che rientrano». L’Asp di Cosenza, invece, avrebbe risposto spiegandogli che il tampone sarebbe stato fatto solo qualora fossero emersi dei sintomi: «Se non avete sintomi, fatevi la quarantena e state tranquilli». Altra telefonata, altra versione: «Un'altra signora dell'Asp ha ammesso che i tamponi difficilmente verranno fatti a tutti – ci spiega il lavoratore fuorisede - Non li fanno a noi che siamo a contatto ogni giorno con decine di persone, figuriamoci se vengono a casa vostra».
Elementi discrepanti a gogò anche nell’esperienza vissuta da una ragazza di rientro da Roma. Prima di partire, racconta, ha contattato il numero verde della Regione per avere chiarimenti in merito a dove poter effettuare la quarantena. L’operatore l’ha invitata a farla nell’abitazione di residenza, non essendo possibile recarsi nelle seconde case. Questo nonostante la ragazza avesse avvertito del fatto che lì fossero presenti i propri genitori anziani e che corresse il rischio di infettarli. Al rientro nella stazione di Paola la giovane riesce ad essere sottoposta a tampone.
L’indomani viene contattata dall’Asp per sapere, tra l’altro, dove trascorrerà la quarantena e scoprire così che avrebbe potuto farla ovunque, ma che ormai non le è più consentito lo spostamento. A quel punto la fuorisede chiede quando potrà avere l’esito del tampone fatto in stazione apprendendo con sorpresa che saranno contattati solo i positivi. Che fine fa allora la possibilità che in caso di negatività la quarantena possa essere sospesa? Secondo l’Asp sarebbe solo una leggenda.