Una «banale fatalità» – così scrive il gip di Crotone che ha disposto oggi quattro arresti per tentato omicidio – ha fatto incontrare il vice ispettore della polizia di Stato Giuseppe Sortino con le persone che oggi sono accusate di averlo quasi ucciso.
Il poliziotto stava rientrando a Crotone, dove presta servizio, dalla sua Sicilia ed era in ritardo per via del traffico incontrato sul percorso. Il sette ottobre si trovava sulla statale 106 quando ha intercettato l’auto guidata dal pizzaiolo titktoker Francesco Chimirri, con a bordo anche suo figlio diciottenne Domenico, che sfrecciava procedendo a zig zag tanto da cagionare «un sinistro stradale collidendo con due autovetture». Sortino decide di seguire l’auto di Chimirri. Ma non è l’unico. Perché anche una delle vetture colpite si porta all’inseguimento di colui che gli ha rotto lo specchietto.
Comincia tutto così.

«Sono della Polizia»

In due occasioni avrebbero tentato di uccidere il vice ispettore della Polizia di Stato Giuseppe Sortino.
La prima volta è accaduto subito dopo l’arrivo del poliziotto nel quartiere Lampanaro di Crotone dove il poliziotto aveva raggiunto Francesco Chimirri e il figlio Domenico.
La prima aggressione dura 55 secondi e viene ripresa dalle telecamere private della zona.
Appena i due scorgono Sortino lo percuotono «senza soluzione di continuità» con pugni. Il vice ispettore, dopo essersi qualificato, riesce a divincolarsi ricorrendo, a sua difesa, all'uso di uno sfollagente che aveva con sé. Ma questo non inibisce i due aggressori che, mentre il poliziotto cerca di allontanarsi, e cerca di «evitarli indietreggiando», si lanciano al suo inseguimento «costringendolo in uno spazio angusto sito tra una palazzina (alle spalle) e due autovetture, una sita alla destra della persona offesa ed una sita alla sua sinistra, proseguendo, in tale luogo, l'aggressione con ulteriori calci e pugni». Inutili le grida dell’aggredito: «Polizia sono ... sono la Polizia ... sono della Polizia sono ... la Polizia!».

«T’ammazzo bastardo»

Sortino cerca di raggiungere con non poca difficoltà la propria autovettura incalzato dai due aggressori, mentre Francesco Chimirri lo trattiene dalla maglia con la mano sinistra e con la destra lo colpisce alla nuca. Il figlio assiste a pochi metri di distanza, almeno, contano gli investigatori del Comando provinciale dei Carabinieri di Crotone, fino al settimo pugno. Poi si avventa anche lui su Sortino.
«T’ammazzo bastardo», gli gridano mentre il poliziotto urla «Me ne vado».
Per tutto questo tempo, c’è da dire, l’uomo che si era posto all’inseguimento dei Chimirri a causa dello specchietto rotto, resta nella sua auto e osserva tutta la scena prima di allontanarsi.
Nel frattempo arrivano, in rapida sequenza, Domenico Chimirri, 67 anni, Antonio Chimirri e Mario Chimirri. Alle 14:48 del sette ottobre sono in cinque a colpire con calci, pugni e anche con l’uso del suo stesso sfollagente, il vice ispettore Sortino. Il poliziotto sopraffatto dai cinque aggressori, estrae l’arma di servizio ed esplode un colpo di pistola che ferisce mortalmente Francesco Chimirri.

La morte di Francesco Chimirri e i «sette interminabili minuti di ferocia»

A questo punto, scrive il gip nell’ordinanza di arresto «la brutale aggressione perpetrata ininterrottamente per circa un minuto dal clan Chimirri nei confronti di Giuseppe Sortino subiva una momentanea battuta d'arresto, della durata anch'essa di quasi un minuto nel corso della quale gli aggressori, dilaniati tra rabbia e sgomento, constatavano la morte del loro congiunto».
«Dopo un paio di minuti, tuttavia – scrive il gip –, l'assalto riprendeva, con rinnovate ferocia e disumanità».
L’aggressione, incurante delle telecamere di sorveglianza e dei telefonini che riprendevano dalle palazzine. «Sette interminabili minuti», scrive il gip, di calci al capo da parte degli indagati. Antonio Chimirri ad un certo punto «saltava con entrambi i piedi sul capo» del poliziotto ormai esanime a terra.
«Bastardo di merda... l'hai ammazzato», si sente gridare.
«Basta ... basta ... basta ... basta ... basta ... basta!», grida una voce di donna.

L’arma in mano al 18enne e il nonno che lo disarma

È a questo punto che il 18enne raccoglie l’arma di Sortino e la punta contro il vice ispettore, venendo, tuttavia, fermato dal nonno, Domenico 67 anni, che lo disarma.
Le voci si sovrappongono: «Basta! Lo stai ammazzando!», dice una donna.
«Chiamate l’ambulanza, chiamate», dice un uomo.
All’intorno si sentono voci di disperazione.
Giuseppe Sortino «in evidente stato di sofferenza, riverso a terra, dalla posizione supina si volta in posizione "a quattro zampe" (con ginocchia emani a terra), prova ad alzarsi, ma il tentativo non riesce e rovina subito a terra».
Riprova a sollevarsi ma torna a cadere e resta giù senza più muoversi.
Il poliziotto ha mascella e la mandibola fratturate, denti rotti.
È circondato da curiosi che assistono alla scena, che chiedono «che è successo?». Si sentono altre voci: «Bastardo di merda».
Anche dalle registrazioni audio si sente «si sente il rumore dell'impatto causato dal calcio con il volto di Giuseppe Sortino».

Alle 14:55 il vice ispettore si rialza sostenendosi al paraurti di un’auto. Gli si avvicina Domenico Chimirri «e lo colpisce con il calcio sinistro all'altezza del fianco destro».
Il tempo sembra infinito anche mentre scorre tra le pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere Domenico Chimirri, 18 anni, Domenico Chimirri, 67 anni, Antonio Chimirri, 41 anni, e Mario Chimirri, 36 anni.