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Il questore di Vibo Valentia Filippo Bonfiglio lo ricorda: le indagini sull’omicidio di Francesco Fiorillo, l’ex barista assassinato nel dicembre del 2015 a Longobardi di Vibo Valentia, s’incrociarono con quelle sul losco giro di pedofilia e prostituzione minorile che condussero all’arresto, tra gli altri, di don Felice La Rosa, il presunto prete orco di Zungri.
C’entra qualcosa con questo turpe scenario Antonio Zuliani, il giovane arrestato dalla Squadra mobile e accusato di essere uno degli esecutori materiali dell’omicidio Fiorillo? Forse la vittima aveva rivolto le sue attenzioni verso qualcuno e per questo è stato punito con la morte? Ipotesi al vaglio degli inquirenti, che hanno ben chiaro il profilo del 26enne finito incastrato dal Dna e dalla ricostruzione 3d elaborata dall’élite della polizia.
La pista legata alla droga
In rapporti con alcuni esponenti di vertice del sanguinario clan Piscopisani, Zuliani era al centro di una fitta rete di spaccio che ha coinvolto, in veste di pusher e consumatori, anche giovani insospettabili della Vibo bene. E per gli inquirenti si apre un’altra pista: Fiorillo, che pure aveva precedenti per droga, potrebbe essere stato punito per questioni di affari legati agli stupefacenti?
Chi impugnava la seconda pistola?
Interrogativo a cui gli inquirenti coordinati dal pm Concettina Iannazzo intendono dare risposte. Ve ne sono però ancora altri? Chi impugnava l’altra pistola che ha freddato Fiorillo? E poi: è possibile che, oltre ai due killer, sul posto vi fosse un terzo uomo, rimasto alla guida dell’auto? Le indagini – confidano il questore Bonfiglio e i suoi uomini - faranno piena luce.