Si sta per fare luce sull’omicidio del pentito Pasquale Gagliostro. Ne è certa la Dda reggina guidata dal procuratore vicario Gaetano Paci che sta coordinando le indagini svolte dai carabinieri.

 

Il collaboratore di giustizia, 54 anni, conosciuto con l’alias di “pistolero”, nel passato affiliato alla potente cosca di ‘ndrangheta dei Parrello di Palmi, è stato ucciso il 2 agosto scorso, tra Palmi e Seminara, e dalle tracce biologiche presenti sulla scena del crimine gli inquirenti hanno raccolto elementi preziosissimi per la risoluzione del caso. Gagliostro è stato freddato nel proprio terreno in contrada “Garanta”, il killer lo ha attirato con uno stratagemma: ha liberato il cavallo nell’agrumeto confinante con la casa del collaboratore. Una trappola in piena regola. Gagliostro è stato sparato al torace e all’addome con un fucile.

 

A lanciare l’allarme in quella calda mattina d’estate è stata la sua compagna. All’arrivo dei soccorsi però, l’uomo era ormai morto. Le indagini si sono subito concentrate sulla figura della vittima, una figura non sempre limpida. All’inizio della collaborazione grazie alle sue dichiarazioni gli inquirenti hanno eseguito l’operazione “Oro” dove furono fermate 30 persone, e poi i blitz contro le ‘ndrine Gallico e Parrello ossia le inchieste “Orso” e “Alchemia”. In alcuni casi però Gagliostro non fu ritenuto “utile” ad esempio nell’ambito dell’indagine  "‘ndrangheta stragista" che ha fatto luce sull’uccisione dei carabinieri Fava e Garofalo trucidati dopo l’alleanza criminale fra cosa nostra e le cosche reggine. Adesso quindi dal sesto piano del palazzo di giustizia reggino starebbero arrivando i primi risultati. Il killer del "pentito" Gagliostro potrebbe avere presto un volto e un nome.