Esponente della mala del Metapontino, da tempo risiedeva in Basilicata. La Procura ha aperto un'inchiesta sulla morte e disposto l'autopsia per fugare i dubbi su un eventuale omicidio legato alla decisione dell'uomo di collaborare con la Dda di Potenza
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Si è impiccato in carcere il pentito Benito Arone, originario di Montalto Uffugo, nel Cosentino, ma da molto tempo residente con la famiglia in Basilicata.
Arone, 53 anni, è stato trovato senza vita nella sua cella ad Ariano Irpino, dove era detenuto nella sezione pentiti.
La Procura di Benevento ha subito aperto un fascicolo d’indagine disponendo l’autopsia sul corpo. Ci sarebbero, infatti, da fugare i dubbi sul fatto che si sia trattato davvero di un suicidio e non di un omicidio legato alla recente decisione dell’uomo di collaborare con la Dda di Potenza e vuotare il sacco sugli affari della mala del Metapontino, di cui Arone era esponente.
Secondo gli investigatori della Compagnia Carabinieri di Policoro, infatti, il 53enne era a capo di un’organizzazione criminale che riforniva di droga le piazze di spaccio lucane. Un ruolo che lo vedeva al fianco dei fratelli Solimando, Giacomo e Filippo, quest’ultimo originario di Policoro ma arrivato negli anni a scalare il vertice del clan degli zingari di Corigliano.
Proprio in seguito all’arresto dei due fratelli Solimando, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro, nel 2015 Arone avrebbe assunto la guida del gruppo criminale in Basilicata. Prima dell’arresto e della decisione di pentirsi, seguita, a stretto giro, da questa morte in carcere non priva di ombre.