«Io so come proteggere la situazione reggina….è quel che faccio…parlo con i commissari…». Si esprime così Gianfranco Neri, docente ordinario all’università Mediterranea di Reggio Calabria e già direttore del dipartimento di Architettura, nelle intercettazioni riportate nelle carte dell’inchiesta “Magnifica” che, da ieri, ha fatto emergere l’esistenza di un sistema e di una presunta organizzazione che, all’interno dell’ateneo, decideva le sorti di concorsi, appalti e spese. Per il giudice quella di Neri è «un’espressione fortemente significativa, dalla quale si evince innanzitutto che esiste una “situazione reggina’ da tutelare, quindi un assetto delle presenze professionali, e dei ruoli dalle stesse svolte. Strutturato secondo il gradimento dei vertici del Dipartimento e dell’Ateneo, che sorvegliano su tale assetto al fine di evitarne l’alterazione per effetto dell’ingresso di professionisti indesiderati. In quest’ottica, le procedure comparative di volta in volta bandite vengono manipolate, o almeno i vertici si adoperano in tal senso».

Forzature nei concorsi

Ma dalle indagini emerge in diverse occasioni la volontà di forzare le procedure concorsuali come si legge nelle carte in un’ambientale nell’ufficio del Neri, dove lo stesso mette a confronto le capacita della ricercatrice Vicari, non vincitrice che ha denunciato tutto, con le abilità e le capacità del suo pupillo Russo. Ma il giudice evidenzia proprio come «Le pubblicazioni elaborate dal Russo recano sovente la firma anche del Neri e si traducono, pertanto, in titoli spendibili da quest’ultimo, o che comunque vanno ad accrescere la portata professionale del suo molo di docente». E in una conversazione tra il docente e il Rettore Zimbone si legge la volontà di manipolare l’esito del concorso.

Le intercettazioni

Neri Gianfranco: io da come mi sono ricostruito la vicenda … si …perché questo accanimento? perché io
credo che a lei qualcuno le ha fatto chiedere qualcosa e quindi lei se lo sentiva già in tasca… e quando ha
visto che invece non è andata cosi… sarà andata da questo e gli ho detto …dice ma ..
De Capua Alberto: a chiedere il conto
Neri Gianfranco: (..incle./ hanno fatto gli impicci, hanno fatto gli imbrogli e questa si è convinta. Siccome già è un po’ montata di testa e penso che
Zimbone Marcello: Tu la conosci?
Neri Gianfranco: e certo che lo conosco
Zimbone Marcello: /…inc le../ la, dico, la conoscevi?
Neri Gianfranco: si si … hanno partecipato.. no no .. è una persona Tranquilla e hanno partecipato tutte
persone che si sono formate qua e devo dire, io devo essere sincero che li THERMES… mi disse.. anzi,
non mi disse nulla …cioè non è che mi ha detto.. io una volta el.. gli andai a dire … Laura guardo… la
cosa… dice – fui tu – e io chiamai il commissario, dicendogli, datemi una mano a tirar fuori il migliore
perché per me valevano muti allo stesso modo ..non c’avevo delle persone da… non so se chiuso
De Capua Alberto: certo crono matti dottorati di ricerca.
Neri Gianfranco: io li posso dire che prima di vincere Antonello, non è che vinceva lei.. e che non arrivava nemmeno terza o quarta o quinta, quindi, uno dice … sai sei arrivata seconda. ..ti rode il culo e vai fuori di
testa,.. ma no sarebbe arrivata quarta o quinta perché è una persona maldestra dal punto di vista progettuale, anche teorico non è una mente sveglia in architettura, non è
Zimbone Marcello: ho capito.
Neri Gianfranco: cioè Antonello … si fa nu ..no … qualcosa e ti tira fuori un libro, mò voglio di, suri pure una cattatu ma è un libro e .. con i lavori degli studenti… e lui invece come la vedi Marcello la questione del nuovo direttore?
Zimbone Marcello: le l’ho detto da che cosa dipenderà..

Per il giudice proprio in questa conversazione emerge nitidamente l’indole dell’indagato, che afferma di tenere sotto controllo la ‘situazione reggina’ e «descrive, infatti, il suo adoperarsi come commissario quando non lo è, nel parlare con i membri delle commissioni, di volta in volta oggetto di interesse». L’espressione viene pronunciata mentre gli indagati stanno parlando della commissione, di cui il Neri fa parte, e dalle intercettazioni vengono fuori altre posizioni di aspiranti, tale Flamingo, che il docente programma di escludere, spiegandone anche la modalità: «è che pensavo di fare in questo caso, di parlare con i commissari e di dire “stroncatelo perché è un testa di cazzo” e io caso mai gli faccio un medaglione positivo. No?’: gli faccio un medaglione positivo e gli altri quattro lo stroncano» ipotizza, in altri termini, di dare una valutazione positiva con la certezza che il candidato verrà escluso ad opera degli altri componenti della commissione, previamente allertati e per il gip «questo programma dà un’idea piuttosto chiara del modus operandi dell’indagato».

Il parere del gip

Il quadro che ne verrebbe fuori vede un’istituzione preferire metodi clientelari e favoritismi alla meritocrazia e il giudice stesso stigmatizza come dalle prove raccolte all’interno di questo presunto sistema «Non vi è trasparenza e non vi e promozione del merito ed è un sistema che lascia fuori coloro i quali non hanno alcuna “arma”, vale a dire collegamento diretto o indiretto con l’ambiente, al di fuori delle competenze, delle conoscenze, della preparazione, della esperienza e della professionalità, con grave vulnus, tenuto conto dell’importanza che assume il sistema universitario, per la crescita culturale, professionale e scientifica (questa indagine ha fatto emerge dalla stessa viva voce degli indagati come il sistema favorisca persone non meritevoli, a discapito di chi invece meriterebbe l’ingresso all’interno dell’Ateneo polendo con le proprie capacità offrire opportunità di crescita e miglioramento scientifico/accademico)».