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"Salvatore Vitale mi disse che aveva un appartamento in via D'Amelio e che era stato utilizzato dai responsabili dell'attentato per alcuni appostamenti nei giorni precedenti la strage". A sostenerlo è il collaboratore di giustizia calabrese Marco Marino, ex affiliato alla 'ndrangheta, deponendo a Caltanissetta, nel quarto processo per la strage di via D'Amelio, dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.
Marino, che fu detenuto insieme a Vitale, mafioso condannato all'ergastolo per il sequestro e l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, deceduto nel 2012 nel carcere palermitano di Pagliarelli, ha aggiunto: "Vitale temeva che Spatuzza fosse dichiarato attendibile e così poteva tirarlo in ballo per la strage". Il processo riprenderà il 2 aprile, quando i pentiti Francesco Raimo e Marco Marino saranno interrogati dai difensori degli imputati.