Ai quattro finanzieri e ai due uomini della guardia costiera vengono contestati i reati di naufragio colposo e omicidio plurimo colposo
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Come avevamo anticipato è cominciata con un rinvio obbligato per la Gup di Crotone Elisa Marchetto, l'udienza preliminare a carico dei quattro finanzieri e dei due militari della Guardia costiera per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per il naufragio del barcone a Steccato di Cutro nella notte del 26 febbraio del 2023, in cui morirono 94 migranti, 35 dei quali minori. Presentato il legittimo impedimento da parte degli avvocati Sergio Rotundo, legale del comandante del Gruppo aeronavale di Taranto Nicolino Vardaro e da parte di Giuseppe di Renzo, legale di Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa della Guardia di Finanza del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia.
Le udienze, tutte considerabili come preliminari e dunque con l’accesso alle costituzione di parte Civile sono state fissate per i prossimi 12 maggio, 26 maggio e 9 giugno. Rammentando che nel naufragio, ci furono almeno una decina di dispersi, si potrà dunque consentire a tutti i familiari e anche ai superstiti di partecipare al processo così come è stato ribadito dall’avvocato Francesco Verri, legale di molti familiari e vittime, e da Manuelita Scigliano, rappresentante della Rete 26 febbraio, che ha rilanciato sulle richieste lanciate da Amnesty International. Gli altri imputati sono: Antonino Lopresti (51), ufficiale in comando tattico; Francesca Perfido (40), ufficiale di ispezione dell'Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Center) di Roma, Nicola Nania (51), che era in servizio al V Mrsc di Reggio Calabria la notte del naufragio e Alberto Lippolis (50), comandante del Roan difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti, che al termine del rinvio ha voluto sottolineare quanto sia l’ampia solidarietà dell’intero corpo della Guardia di finanza, lamentando il numero di associazioni che hanno presentato richiesta di costituzione di parte civile che, contestualmente, non avevano fatto medesima richiesta nei processi contro gli scafisti.
Dopo questa parte preliminare di accesso al processo, si potrà poi discutere nel merito il comportamento dei sei militari per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio e a cui vengono contestati i reati di naufragio colposo e omicidio plurimo colposo in relazione a una serie di presunte omissioni legate, in particolare, alla mancata attivazione del Piano Sar. Il Piano per la ricerca e il salvataggio in mare, a causa presumibilmente di uno scambio di informazioni poco trasparente tra Guardia di finanza e Guardia costiera.
Nelle edizioni del Tg di LaC News24, sentiremo le dichiarazioni dei legali e delle associazioni che già da oggi hanno attirato nuovamente l’attenzione nazionale e internazionale e che vedrà dentro il dibattimento il pubblico ministero del processo Pasquale Festa, affiancato, nell'occasione, dal neo Procuratore della Repubblica di Crotone, Domenico Guarascio. Durante l’edizione giorno, in programma alle 14 saremo in diretta davanti al Tribunale di Crotone.
Due scafisti chiedono di costituirsi parte civile
Ci sono anche due scafisti già condannati tra quanti hanno chiesto di costituirsi parte civile contro i militari della Guardia di finanza e della Guardia costiera.
Hasab Hussain e Khalid Arslan, entrambi pachistani, sono stati condannati il 10 dicembre scorso dal Tribunale di Crotone, rispettivamente, a 16 anni e ad 11 anni di reclusione per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina in quanto avrebbero collaborato con i comandanti dell'imbarcazione affondata. Per i due é stata disposta, invece, l'assoluzione dal reato di naufragio colposo.
«Sono persone offese come tutte le altre», ha detto l'avvocato Salvatore Perri, difensore dei due pachistani. «Erano anche loro sulla barca nel mare in tempesta - ha aggiunto il penalista - e chi è chiamato a fare i soccorsi deve intervenire per salvare tutti. Inoltre sono stato assolti del reato di naufragio colposo perché, secondo quanto è emerso dal processo, non hanno mai avuto il potere di governare la barca».
Le Ong pronte a costituirsi parte civile
Anche le ong impegnate nel soccorso in mare Emergency, Louise Michel, Mediterranea Saving Humans, Sea-Watch, Sos Humanity e Sos Mediterranee sono pronte a costituirsi parte civile nel processo.
«I ritardi nel lanciare operazioni di soccorso tempestive - secondo le organizzazioni - non sono un incidente, ma una calcolata negligenza. Le autorità italiane hanno sistematicamente ignorato il loro dovere di soccorso e la loro impunità deve finire. Non si deve più permettere che i responsabili, politici compresi, fuggano alla giustizia mentre le persone continuano ad annegare in mare». È stato, aggiungono, «ampiamente documentato come i ritardi nell'avvio di operazioni di soccorso abbiano portato a tante evitabili stragi. Pertanto, il giudizio non può fermarsi ai funzionari di grado inferiore e ogni decisione, anche quelle delle autorità superiori, deve essere presa in considerazione risalendo la catena di comando».
Le ong «intendono sostenere le famiglie delle vittime, fornire assistenza legale e garantire loro che sia fatta giustizia. Chiedono di porre immediatamente fine alla criminalizzazione delle persone in movimento e di ripristinare efficaci operazioni di soccorso. L'impegno a sostenere il diritto marittimo internazionale e i diritti umani deve essere alla base di tutte le decisioni politiche».