Il Corpo interviene dopo la diffusione sui media dell’informativa finale dei carabinieri di Crotone sul naufragio costato la vita a cento migranti
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«L’operato della Guardia costiera è da sempre guidato esclusivamente dal rispetto delle normative nazionali ed internazionali di soccorso marittimo e salvaguardia della vita umana in mare»: a distanza di un paio di giorni dalla diffusione sui media dell’informativa finale dei carabinieri di Crotone sulla strage di Steccato di Cutro, è la stessa Guardia costiera a tornare sui fatti finiti agli atti dell’inchiesta che ipotizza, per sei indagati, il reato di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. In una stringata nota, gli uomini della Capitaneria negano ogni «ingerenza e condizionamento della politica» sul loro operato, sottolineando come «il livello politico non ha mai condizionato l’operato della Guardia Costiera, né potrebbe mai farlo: l’attività di soccorso in mare è un compito che lo Stato affida alla Guardia costiera, con precise responsabilità giuridiche anche di carattere personale».
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Il riferimento va, probabilmente, alle dichiarazioni del colonnello Alberto Catone (non indagato) comandante del Roan di Vibo Valentia tra l’agosto del 2018 e il luglio del 2022. L’ufficiale della Guardia di finanza, rispondendo a sommarie informazioni alle domande del sostituto procuratore Pasquale Festa, aveva raccontato di una sua sensazione rispetto al comportamento della Capitaneria di porto a suo dire “intimorita” in seguito all’affaire della nave Diciotti, costretta dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini a non fare sbarcare i migranti che erano stati salvati al largo delle coste di Malta.
«Voglio precisare che quando sono arrivato in Calabria la CP era molto restia ad operare in mare in operazioni Sar laddove non c’era una situazione conclamata di pericolo – aveva messo a verbale il colonnello – questo aspetto dipendeva dall’approccio dell’allora ministro dell’Interno, balzato agli onori della cronaca con il caso “Diciotti”. C’era pertanto un certo favore a che intervenissimo noi della guardia di finanza poiché, in caso di operazioni di polizia, il luogo di sbarco era scelto direttamente dal responsabile del servizio. Con il passare del tempo questa cautela si è un po’ ridimensionata, con il nuovo comandante Ranieri, la situazione era diventata meno ansiosa».
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Un’ingerenza della politica che la Guardia costiera respinge con una nota ufficiale in cui rivendica i numeri dei soccorsi a barche e barchini che quotidianamente solcano il Mediterraneo: «Le storie e i numeri parlano chiaro – si legge – con oltre 100mila persone salvate solo nel 2023, che confermano come la missione del soccorso in mare venga svolta quotidianamente, e spesso silenziosamente, dalle donne e dagli uomini della Guardia costiera, con eccezionale professionalità e umanità».