Questa volta non è stata disattesa alcuna aspettativa: oggi al tribunale di Crotone video e contributi importanti, accanto alla deposizione degli ultimi tre presunti scafisti della Summer Love alla sbarra con il rito ordinario, imputati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio colposo e morte come conseguenza del reato di favoreggiamento all’immigrazione. Il caso è, ovviamente, quello della traversata che provocò morte per un centinaio di migranti a Steccato di Cutro a pochi metri dalla riva.

Sami Fuat, cinquantenne cittadino turco, e Ishaq Hassan e Khalid Arslan poco più che ventenni provenienti dal Pakistan, sanno per il momento solo che la sentenza non sarà emessa prima di settembre, a differenza di come si pensava ad inizio mese.

È Khalid Arslan il primo ad essere sentito e il pm Festa gli chiede immediatamente particolari sin da prima dell’imbarco, soprattutto per far emergere il coinvolgimento del giovane all’interno dell’organizzazione che si occupava in Turchia del traffico di migranti. Anche in questa singola occasione sono emersi come intricati gli intrecci delle esigenze di interpreti diversi, così come era già stato chiaro dopo la testimonianza del 3 luglio scorso di Mojtaba Rezapourmoghaddam, l’iraniano superstite che ha dovuto riconoscere il terzo presunto scafista, Ishaq Hassan, che era stato inizialmente dirottato al tribunale dei minori di Catanzaro poi identificato invece come maggiorenne. Solo per l’opposizione all’ammissione di testimonianze solo in minima parte confermate dai superstiti in Germania, il presidente D’Ambrosio ha chiesto all’avvocato Perri se confermava la ricusazione di alcune dichiarazioni che hanno infittito il procedimento, già da quando era solo contro Fuat ed Arslan.

Così assieme a tutti gli atti, i messaggi e i riferimenti rinvenuti anche sui telefonini, si sono aggiunti quelli raccolti contro Hassan. Materiale che si aggiunge a quello proveniente dai procedimenti in abbreviato che hanno portato già alla condanna a 20 anni sia il turco Gun Ufuk che il siriano di 26 anni Mohamed Abdessalem, recluso in Puglia per altri reati simili.

Molto probabilmente è proprio Abdessalem il soggetto apparso coinvolto con un ruolo maggiore rispetto agli altri, perché fu lui, nell’immediatezza dello sbarco fuori da Steccato, a recuperare un taxi per fuggire, appena scampati dalla strage, assieme al turco Ufuk Gun che poi lasciò il siriano proprio in Puglia, per far proseguire Gun verso l’Austria, dove poi venne intercettato grazie all’interpol.

Ed il pubblico ministero Pasquale Festa, oggi infatti insiste con uno dei due pakistani Khalid Arslan sul perché già dalla Turchia lui prendesse ordini e comunque risultasse organico all’organizzazione turco-siriana.

Arslan continua a sostenere che il solo Sami Fuat e lo scafista morto quasi sempre al timone, con l’ausilio di Ufuk Gun, gestissero ordini e sistemi, mentre lui, assieme ad altri, tra cui l’altro imputato pakistano Ishaq Hassan, erano semplici viaggiatori.

Lunga la diatriba con ripetuti interventi dell’avvocato difensore che contesta più volte le trascrizioni delle dichiarazioni rese subito dopo l’evento quando l’imputato venne portato in un centro di accoglienza, dove fu individuato come un presunto scafista. Arslan specifica che ci fosse un altro siriano che metteva mano al motore e che fosse il capitano della prima barca che poi fu sostituita con la Summer Love quando andò in avaria.

Nel passaggio dell’interrogatorio all’imputato da parte del suo avvocato difensore, Khalid commenta i primi video che il suo legale manda in visione, a suffragare la provenienza da una famiglia pakistana di un militare e dell’attività in Turchia in un autolavaggio, dove era rimasto bloccato nel primo tentativo di arrivare in Grecia assieme a suo fratello che invece riuscì a migrare arrivando poi a Verona, dove ancora oggi risiede.

Ma il colpo di scena, almeno a parere dell’avvocato Perri, che ritrae Khalid che torna verso mare per cercare di salvare altri eventuali superstiti mentre il pescatore, tra i primi soccorritori, lo esorta a cercare di mettersi in salvo che avrebbe provato lui, assieme agli altri pescatori accorsi, di tentare altri salvataggi. Altri video e audio sono stati esibiti sempre nel tentativo di dimostrare l’estraneità del soggetto a qualsiasi situazione di predominanza nei confronti del resto dei passeggeri. Anche se a termine dell’interrogatorio, è lo stesso presidente D’Ambrosio a contestare un altro video che ritrarrebbe Khalid al timone dell’imbarcazione, al quale l’imputato risponde che erano uno di quei video che praticamente tutti facevano per dimostrare ai propri cari che erano arrivati in Italia e che tutto stesse procedendo bene.

Il presidente D’Ambrosio alle 12.30 chiede pausa prima delle altre deposizioni con l’avvocato Perri che deposita traduzioni giurate di video e audio esposti.

Intanto non sono attese a breve le prime udienze per individuare cosa non ha funzionato nella catena dei soccorsi per cui alla sbarra andranno i sei indagati con le divise dello Stato che la Procura di Crotone ha ufficialmente chiuso con le accuse per gli indagati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo per il disastro. La richiesta di rinvio a giudizio infatti non arriverà prima di settembre, dunque è solo l’udienza preliminare che si potrà sperare che arrivi entro l’anno.

Così rimangono sempre più intricate le singole vicende giudiziarie annesse agli altri sbarchi successivi alla strage di Cutro ed il successivo decreto Cutro del governo Meloni che hanno permesso l’arresto di Maysoon Majidi (ancora in carcere a Reggio Calabria) e Marijan Jamali (almeno con la riduzione delle misure cautelari ai domiciliari) che attendono i giudizi appesi, rispettivamente, al tribunale di Crotone (con udienze fissate dalla seconda metà di settembre) ed a quello di Locri.

Senza trascurare che l’altra e più recente strage di Roccella continua a portare il “silenzio di Stato” con la Regione che rimane alla finestra; ed un muro di gomma che continua a respingere la stampa mentre superstiti e familiari vengono ancora sballottati da un posto all'altro.