L’indagato delle Preserre vibonesi si è reso irreperibile nel giugno scorso per sfuggire alla misura cautelare che ora viene meno
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Gaetano Emanuele
Revocata dal Tribunale del Riesame di Catanzaro la misura cautelare in carcere per Gaetano Emanuele, 49 anni, di Ariola di Gerocarne, coinvolto nell’operazione Habanero della Dda che gli contesta la partecipazione alla strage di Ariola costata la vita il 25 ottobre del 2003 ai cugini Francesco e Giovanni Gallace ed a Stefano Barilaro. Gaetano Emanuele è attualmente latitante, essendo sfuggito nel giugno scorso alla cattura a seguito dell’operazione Habanero. Con la pronuncia di annullamento della misura in carcere decisa a giugno dal gip distrettuale, il Tribunale del Riesame ha anche ordinato l’immediata liberazione di Gaetano Emanuele il quale – non avendo altre misure cautelari – potrà ora interrompere il proprio stato di latitanza senza pericolo di essere arrestato e portato in carcere.
A far valere le ragioni di Gaetano Emanuele anche dinanzi al Riesame sono stati gli avvocati Giuseppe Di Renzo e Alessandro Diddi. Il Tribunale del Riesame (giudice estensore Emma Sonni), pur ritenendo credibile il collaboratore di giustizia, Antonio Forastefano, di Cassano alla Ionio, ha sottolineato che lo stesso sulla strage di Ariola ha riferito solo ciò che gli avrebbe raccontato Angelo Maiolo di Acquaro, indicato come uno degli autori materiali dell’azione di sangue. Ne consegue che le dichiarazioni di Forastefano sono equiparabili ad una chiamata diretta solo in relazione alla responsabilità di Maiolo, ma non anche in merito alla posizione di Gaetano Emanuele. Discorso simile anche per il collaboratore Rocco Oppedisano, ritenuto organico al clan Emanuele, ma le cui dichiarazioni sulla volontà di Gaetano Emanuele di eliminare i Gallace di Arena «non permettono di dare conto del contesto in cui si definiva specificatamente tale proposito».
Da ricordare che Gaetano Emanuele era ritornato in libertà nel dicembre del 2022 avendo finito di scontare una condanna definitiva ad anni16, mesi 11 e giorni 10 di reclusione, ottenuta attraverso il “continuato” fra la sentenza “Luce bei boschi” e altra condanna per narcotraffico.