Antonio Santapaola, Carmen Tammaro, Myriam Mezzolla, Claudia Giampiero, Paola Romagnoli, Gianfranco Fumarola, Carlo Maurici, Valentina Venditti, Imma Marrazzo, Antonio De Rasis. È impossibile dimenticare le vittime della strage di Civita: a distanza di 4 anni il ricordo è ancora vivo, il dolore è rimasto immutato.

C’era bel tempo il 20 agosto 2018 a Civita, e l’allerta gialla diramata dalla Protezione civile, che temeva forti precipitazioni, fu sottovalutata e ignorata. Sulle montagne che sovrastano il canyon del Raganello iniziò a piovere violentemente. Uno sbarramento a monte provocato da tronchi d’albero, massi e detriti, con ogni probabilità generò una diga naturale che potrebbe aver raccolto una massa impressionante d’acqua.

Saltato il tappo a monte, un fiume impetuoso, che aumentò di velocità man mano che scendeva a valle, scatenò la sua furia nelle gole travolgendo gli escursionisti. E fu una strage. I soccorsi durarono fino tarda sera, ma dieci bare affollarono la palestra della scuola di Civita, che sin da subito fu assediata dagli inviati della stampa nazionale.

Seguirono il dolore, la grande commozione, la visita dell’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa sui luoghi della tragedia, gli struggenti funerali delle vittime, l’inevitabile inchiesta giudiziaria, che portò al sequestro delle gole del Raganello e al processo incardinatosi davanti al Tribunale di Castrovillari 15 giugno 2021.

«Anche io chiedo giustizia», disse il sindaco del borgo del Pollino, Alessandro Tocci, all’epilogo dell’udienza preliminare che nell’aprile 2021 decretò il rinvio a giudizio suo e dei colleghi di San Lorenzo Bellizzi e Francavilla Marittima, anche se per la sola imputazione di omissione d’atti d’ufficio.

A processo anche i titolari di due agenzie turistiche. Subito prosciolti, invece, per residuali contestazioni, altri 9 imputati. «Un procedimento molto triste», lo definì il gup di Castrovillari Biagio Politano che invitò la procura a ricercare ulteriori profili di responsabilità per una strage.

Restano, infatti, gli interrogativi sulle responsabilità di quella tragedia. Resta il ricordo, indelebile, di una strage che ha cambiato per sempre la storia di uno dei luoghi più affascinanti della Calabria, meta di migliaia di visitatori ogni anno. E che, soprattutto, ha spezzato famiglie, vite, sogni e speranze spente da una piena assassina. Quattro anni dopo il ricordo è ancora vivo e il dolore è rimasto immutato.