Il 25enne morì lo scorso 12 agosto in un drammatico incidente stradale a Guardia Piemontese. Gerardo Cesta, dal Piemonte alla Calabria, per promuovere una raccolta firme
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Dopo essere riuscito a recuperare la telecamera che il nipote aveva sul casco,
nonno Gerardo Cesta sta promuovendo una petizione popolare in sua memoria. Con il cuore in gola, ma con una determinazione senza eguali, è tornato in Calabria, dove quest’estate il giovane ha perso la vita in un tragico incidente, per seguire in prima persona l’iniziativa che ha deciso di portare avanti in memoria del “suo” ragazzo. Un appello per chiedere strade più sicure e interventi di primo soccorso più rapidi, unita all’impellente necessità di fare piena luce su quel drammatico sinistro che gli ha sconvolto l’esistenza.
L’incidente a Guardia Piemontese
Il protagonista della toccante storia è Gerardo Cesta, pensionato di 71 anni, residente a Novara, ma lucano di origini e “innamorato” della Calabria, dove ha una casa e trascorre diversi periodi dell’anno. È il nonno di Manuel Cesta, il 25enne, che con i nonni viveva, deceduto in seguito a un incidente in moto il 12 agosto nel territorio di Guardia Piemontese, in provincia di Cosenza. La vicenda del giovane ha scosso sia la comunità novarese sia quella cosentina. Manuel era partito il 9 agosto da Novara per raggiungere la Calabria e trascorrere alcuni giorni di vacanza: un viaggio lungo tutto lo “Stivale” con la sua Kawasaki Versys 1000 che raccontava sulla sua pagina Facebook, anche attraverso dei video “on the road” registrati da una telecamera installata sul casco. Giunto ormai al traguardo, però, il dramma, il terribile scontro frontale con una Renault Clio che sopraggiungeva nel senso opposto condotta da I. S., 18enne di Fagnano Castello, sulla strada che collega Guardia Piemontese e Fagnano Castello (la SS 283). Dopo decine di minuti di attesa, il giovane, gravemente ferito, è stato elitrasportato all’ospedale civile di Cosenza, dove però poco dopo il suo cuore ha cessato di battere.
Il sequestro del mezzo e l’autopsia
Da prassi, sull’incidente la Procura di Paola, per il tramite del pm Rossana Esposito, ha aperto un procedimento per il reato di omicidio stradale iscrivendo, come atto dovuto, nel registro degli indagati la giovane conducente della vettura. Il sostituto procuratore ha convalidato il sequestro dei mezzi, a cui avevano subito proceduto i carabinieri della compagnia di Paola, e altresì disposto l’autopsia.
La telecamera sul casco
I nonni del giovane, per fare chiarezza sui fatti, attraverso il consulente personale Giancarlo Bertolone, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A, società specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha subito segnalato e lanciato un appello circa un “mistero” che aveva avvolto la vicenda: la telecamera che il ragazzo aveva sul casco, e che avrebbe potuto fornire elementi determinanti per la ricostruzione della dinamica, era sparita.
Un appello che ha dato i suoi frutti. «Una signora che aveva raccolto il casco e altri oggetti di mio nipote, saputo che stavamo cercando la telecamera, e sentitasi chiamata in causa, si è recata dai carabinieri, confermando con una formale denuncia che la telecamera c’era ma asserendo di averla consegnata con tutto il resto agli operatori sanitari intervenuti sul posto. E infatti il 3 settembre i militari l’hanno recuperata, ce l’aveva uno dei componenti dell’equipaggio del 118. Soeriamo non sia stata manomessa» spiega il nonno del 25enne in una nota.
L’appello per avere strade più sicure
Ma a Gerardo Cesta ciò non basta e ieri è tornato in Calabria. «Ho deciso di promuovere una petizione per chiedere strade più sicure e i miei tanti amici e conoscenti del posto hanno già iniziato a raccogliere le firme: alla fine saranno migliaia. Al di là del fatto che nella strada dove ha perso la vita Manuel sono successi tantissimi incidenti, anche gravi, per svariati chilometri non vi è alcuna copertura telefonica, neanche per le chiamate d’emergenza, e non ci sono neppure le colonnine del Sos» continua il nonno del ragazzo.
«Soccorsi lenti»
«L’intervento di soccorso per mio nipote è stato disastroso: l‘ambulanza è arrivata dopo una vita, c’è voluta più di un’ora e mezza perché giungesse in ospedale. Continua a tormentarmi una domanda: se vi fosse stato trasportato in tempi più ragionevoli, si sarebbe potuto salvare? Non lo saprò mai, ma quel ritardo non ha di certo giovato alle sue chance di sopravvivenza, per quanto residue potessero essere». «La nostra iniziativa non servirà a riportarci indietro Manuel - conclude Gerardo Cesta -, ma speriamo che possa essere utile per lanciare un messaggio forte ed evitare altre tragedie come questa in Calabria».
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