«Passi tutta la vita a osservare le regole, paghi le tasse, ti fidi delle Istituzioni e poi dalle stesse ti devi difendere. A un certo punto può succedere di aver bisogno di aiuto, naturalmente preghi che questo non avvenga mai, ma se accade, allora ti aspetti di riavere indietro un po’ di quello che hai dato in tutti questi anni, invece ti abbandonano senza neanche spiegarti perché. Non mi meraviglio che qualcuno, disperato, cerchi una mano dove non si dovrebbe, se lo Stato non c’è che altro si può fare?».

Un dramma senza fine

Parole come lame quelle di Rosita. Lei abita a Corigliano Rossano, è abituata a far quadrare tutto, è una professionista in pensione con un passato da sindacalista: «Se fosse accaduto qualche anno addietro ci avrei pensato io a vederci chiaro, ma adesso… adesso posso solo promettere che se qualcuno ci sta negando un nostro diritto pagherà per questo».

Rosita ha una famiglia tranquilla, una figlia medico, un marito che ama di cui si prende cura tutti i giorni. È combattiva, delusa, ha la voce che un po’ trema per la rabbia. «Com’è possibile?», è la domanda che chiude i pezzi del suo racconto.

Suo marito ha 67 anni ed è invalido. Rosita l’ha visto ammalarsi di Parkinson, resistere, al principio. opponendo una vita normale: l’insegnamento a scuola, le gite in macchina, le chiacchiere di sempre. Ma il Parkinson è uno di quei mali neurodegenerativi che camminano, magari lentamente, ma non si fermano, dilagano. E il Covid, è stato accertato, può colpire anche il cervello causando danni enormi.

Dal primo grado di gravità degli esordi del male, il medico ha certificato su di lui, oggi, un quarto grado di progressione. Il massimo è cinque. È invalido al 100%, Rosita è il suo caregiver. Negli ultimi giorni ha scoperto che né lui, né lei, potranno vaccinarsi, perché la piattaforma non ammette il suo codice di esenzione, lo 038.

Un muro di gomma

Rosita non ha gettato la spugna e ieri alle otto del mattino ha bussato alle porte dell’Asl e chiesto conto. «Ho anche pensato che forse poteva trattarsi di un disguido, magari la tessera sanitaria era scaduta, forse mancava un passaggio burocratico, una firma, invece il funzionario, dopo un controllo approfondito ha scosso la testa e mi ha detto che io ero in regola. Io sì, ma la piattaforma di prenotazione no. L’ha chiamato un “errore del sistema”».

Suo marito non solo non potrà vaccinarsi ma non potrà nemmeno fare la fisioterapia giornaliera di cui ha bisogno per non aggravarsi. «Rischia di finire sulla sedia a rotelle. Il medico ha detto che non può aumentare il dosaggio dei farmaci e se lui non riprende subito la terapia lo vedrò spegnersi sotto i miei occhi. Come possono, dico io, abbandonarci così? Chi è il responsabile di questo scempio?».

Bella domanda.

Chi dovrebbe risolvere e ancora non ha risolto

Allora vediamo chi è il responsabile di questo caos, il deputato a caricare questi famosi codici di esenzione ed eventualmente di aggiungerne. Ecco la risposta. È il Dipartimento salute della Regione Calabria a dover comunicare alla Prociv i codici da inserire per integrare quelli forniti al livello centrale. In una nota del 21 marzo lo scrive la stessa Prociv che, tramite le Asp calabresi, si dovrebbero integrare i codici mancanti. Sì, ma quando?

Negli ultimi giorni sono centinaia, forse anche di più, le persone che hanno preso d’assalto i centralini perché i loro codici di esenzione non risultano riconosciuti. Parliamo di familiari con figli a carico con disabilità certificate (come prevede il piano vaccinale mirato alle persone fragili) o persone gravemente ammalate che stanno scrivendo email che restano senza risposta, o madri caregiver che non riescono a prenotarsi. Il mantra ai cetralini è uguale per tutti: non possiamo fare nulla. Insomma la piattaforma si sta rivelando un completo disastro e nessuno, al momento, è riuscito a sistemarla. Nessuno.

«In Calabria si sono dimenticati di noi»

La signora Carmen vive a Botricello. «Le categorie fragili, in cui rientra anche mia figlia vanno tutelate e protette, cosa che qui in Calabria si sono dimenticati di fare. Mia figlia è una ragazza disabile di 17 anni, ma il sistema non riconosce la sua tessera sanitaria, eppure è invalida al 100%. Lei dovrebbe fare il Pfizer, che è quello indicato per le categorie fragili ed è quello autorizzato dai 16 anni in su. Mio marito ed io dovremmo farlo pure in quanto conviventi ed invece ci ritroviamo imbottigliati in un sistema che non sa gestire nulla».