VIDEO | I centri vaccinali, dopo la notizia improvvisa di ieri che ha bloccato le somministrazioni del preparato di Oxford agli under 60, stanno dando fondo a tutte le scorte in attesa di nuovi arrivi
Tutti gli articoli di Cronaca
Dopo lo stop ad AstraZeneca la marcia della campagna di vaccinazione di massa è di nuovo entrata nella poltiglia del caos. Da oggi a lunedì erano previsti, solo nella provincia di Cosenza, 2640 richiami AstraZeneca diventati ora Pfizer o Moderna. Il gran pasticcio è caduto tra capo e collo sulle Asp e la Protezione civile che si sono trovate a fare i conti con le scorte messe da parte per le prime dosi.
Fiale contate
Ogni tre giorni, attingendo dai dati registrati in piattaforma, la Prociv prevede all’assegnazione di un numero preciso di dosi. La maggior parte delle fiale si trova, per quanto riguarda Cosenza, nell’ospedale dell’Annunziata che funge da “magazzino”. Parliamo, allo stato, di decine di migliaia di dosi accantonate per approvvigionare i centri vaccinali, rimpolpate man mano che arrivano in Calabria nuove scorte.
Nella scorsa settimana il generale Figliuolo ha consegnato 100mila dosi di Pfizer per tutta la regione, facendo tirare un sospiro di sollievo a quanti temevano rallentamenti. Poi, ieri, il terremoto: lo stop improvviso ad AstraZeneca per gli under 60.
«Non ce l’aspettavamo – dice il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza Martino Rizzo – ma dobbiamo mantenere la calma e procedere per gradi. Al momento per la provincia abbiamo delle scorte che ci aiuteranno a coprire questi primi giorni, che saranno i più complicati. Anche in Regione ci sono molte dosi accantonate che verranno messe a disposizione in attesa di altre».
Chi aspetta e chi deve tornare a casa
Chi in giornata contava di fare la seconda dose di AstraZeneca potrebbe trovare la porta chiusa. I centri che hanno disponibilità di vaccini a mRna per prime e seconde dosi li userà ma chi non ne ha scorta sarà costretto a rimandare a casa le persone.
I problemi a questo punto si moltiplicano: chi s’era prenotato oggi a un soffio dalla scadenza della prima dose, che con AstraZeneca è fissata entro la dodicesima settimana dalla prima, si troverà “scoperto” fin quando non gli sarà fissato un nuovo appuntamento, il che dipende da più fattori: disponibilità di vaccini, passaggi burocratici per autorizzare lo smistamento (la tempistica va dalla segnalazione alla Prociv alla comunicazione con il magazzino dell’Annunziata da cui partono le fiale ai vari centri); secondo problema: attingendo a tutte le dosi di Pfizer e Moderna per i richiami ex AstraZeneca (per i centri che privilegeranno questa strada), i pazienti che si erano regolarmente prenotati per la prima inoculazione (magari dopo settimane di attesa) dovranno rimettersi in coda e aspettare nuove date disponibili.
I dubbi sul "cocktail" di preparati
Il dottor Rizzo getta acqua sul fuoco. «Non mi preoccuperei dei richiami. Capisco che la gente oggi si senta confusa dalle tante informazioni che stanno arrivando ma bisogna solo mantenere la calma. La questione sul numero delle dosi è un problema che fa sorgere qualche dubbio. Mi sarei aspettato un blocco delle prime dosi, questo sì. Quello che è accaduto è stato totalmente inaspettato, i dati parlano di un numero di trombosi dopo la somministrazione di AstraZeneca estremamente ridotto. Però così è stato deciso e ci adattiamo. Dobbiamo chiarire una cosa, per quanto riguarda i richiami: AstraZeneca è un vaccino che prevede una seconda dose dopo molte settimane, anche se dovesse passare qualche giorno in più non accadrà nulla. La seconda fase è un rinforzo a un’immunità che dovrebbe essere già acquisita dopo la prima dose».
Il test di controllo sulle difese
Secondo Rizzo quello che è stato definito il “cocktail” di vaccini non deve essere ritenuto rischioso: «È un po’ come fare due vaccini diversi, considerando anche il lasso di tempo che intercorre tra l’uno e l’altro: in un caso l’adenovirus viene trasportato in una goccia di grasso e nell’altro da un Rna messaggero. Noi che siamo medici vaccinatori lo sappiamo: ci si può sottoporre a due vaccini purché passino tra le due somministrazioni almeno quattro settimane. Certo, va detto, che abbiamo pochi dati in merito all’incrocio di questi due vaccini e quello che ha detto il dottor Crisanti ieri ha un senso: sarebbe una buona idea fare un test sierologico per testare il numero di anticorpi che si sono sviluppati dopo la prima dose di AstraZeneca e se la quantità è medio-alta, aspettare».
E c'è chi chiede il vecchio preparato
La prossima sarà una settimana di passione e piena di dubbi che già serpeggiano sui social. Molti si chiedono se sia sicuro procedere a un richiamo con un vaccino diverso. Eppure qualcuno stamattina è arrivato ai centri vaccinali pretendendo il richiamo con AstraZeneca nonostante appartenga a una fascia d’età esclusa dal preparato di Oxford. «Si sono presentate delle persone - ha detto Rizzo - che dopo la prima dose non hanno avuto effetti collaterali o molto lievi e hanno chiesto esplicitamente il richiamo con AstraZeneca, gli abbiamo spiegato che ora non si può più».
Amato e odiato il preparato inglese continua a dividere mentre la stessa azienda produttrice, che aveva qualche grana in sospeso con vari governi, continua a tacere.