Il Gup di Catanzaro, Pietro Carè, ha rinviato a giudizio il maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco, ex comandante della stazione di Cava di Melis, nel comune di Longobucco. Il sottoufficiale è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito dell’inchiesta scaturita dalla maxi operazione denominata Stige.

I legami con le cosche crotonesi

Secondo le indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Greco era iscritto nel libro paga delle cosche cirotane, nella presila crotonese. Il suo nome sarebbe stato rivelato anche dal collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, il quale avrebbe raccontato di mazzette versate ai forestali affinché chiudessero un occhio sulle attività di disboscamento, favorendo un cartello di imprese legate ai Marao-Farincola. I legali del carabiniere, Franco Sammarco e Antonio Quintieri, avevano sollevato una eccezione in merito alla competenza, chiedendo il trasferimento degli atti a Salerno, dove è incardinato un altro procedimento nei confronti del maresciallo, per falso, rifiuto d’atti d’ufficio e abuso d’ufficio, in relazione ad un secondo filone giudiziario che vede lo stesso Greco alla sbarra insieme a magistrati del distretto di Catanzaro, per aver manipolato una serie di atti di indagine, verosimilmente quella che ha condotto la Procura di Castrovillari ad accusare di concussione una funzionaria di Calabria Verde. Secondo la difesa le due vicende erano sovrapponibili. Invece il giudice ha deciso di respingere l’istanza, fissando la prima udienza del processo per il prossimo 20 maggio al tribunale di Crotone.