Stefanaconi (VV) - Via Paolo Borsellino, frazione Morsillara, comune di Stefanaconi, provincia di Vibo Valentia. E' un'alba di fuoco, a pochi giorni dalla decisione dell'amministrazione comunale di costituirsi parte civile nel processo che vede alla sbarra 21 presunti esponenti della cosca Patania. Ridotta ad un cumulo di lamiere annerite rimane la Seat Ibiza del sindaco Salvatore Di Sì. E' solo una coincidenza temporale, nella terra in cui la 'ndrangheta si nutre di simboli e lancia segnali. Ma è da qui che le indagini dei carabinieri partono per far luce sull'ennesimo episodio intimidatorio che nel volgere di pochi anni colpisce un amministratore locale nella provincia italiana più bersagliata. Una seconda coincidenza temporale vuole che l'udienza preliminare del processo "Romanzo criminale", che vede il Comune di Stefanaconi citato come parte offesa davanti al giudice distrettuale di Catanzaro, fosse fissata proprio per questa mattina.

E una terza riconduce all'ordinanza partita dal Comune che, pochi giorni addietro, aveva imposto la demolizione di opere e manufatti abusivi riconducibili al clan Patania, - e poi - si era opposto alla costruzione di una grande discarica sul proprio territorio ad opera di alcuni imprenditori di fuori regioni interessati al business dei rifiuti.

Quell'auto in fiamme, a conti fatti, è il segnale dei tempi che cambiano a Stefanaconi, dove l'amministrazione comunale dice no alle cosche, ciò mentre, risalendo a qualche anno addietro, al settembre del 2011, fece affiggere per i muri del paese un manifesto di cordoglio dopo l'omicidio di Fortunato Patania, patriarca dell'omonima cosca, il cui delitto scatenò una cruenta faida con il clan dei Piscopisani, fermata dai carabinieri dopo una lunga serie di omicidi consumati o tentati nel volgere di un anno.

 

Dopo l’ennesimo atto intimidatorio da parte della criminalità organizzata che, stavolta, come una piovra, ha rivolto i propri tentacoli asfissianti contro il sindaco di Stefanaconi Salvatore Disì, a cui è stata incendiata la macchina, il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia, si rivolge direttamente al ministro dell’Interno Angelino Alfano.


"Siamo stanchi di esprimere vicinanza e solidarietà. Quello che, oramai, si alza da questo territorio - ha affermato il presidente Niglia - è un vero e proprio grido di dolore. Lo Stato deve prendere provvedimenti forti e immediati a tutela del territorio Vibonese. La Provincia di Vibo Valentia non può essere abbandonata a se stessa. Il tessuto sociale ed economico si sta completamente disgregando. Per tali motivi - ha messo in evidenza Niglia - invito il ministro dell’Interno Angelino Alfano a recarsi immediatamente a Vibo Valentia ed a prendere, quindi, provvedimenti forti e incisivi a tutela del territorio. Come mi è capitato più volte di dichiarare in passato - ha aggiunto Andrea Niglia - l’escalation delinquenziale degli ultimi anni, spiega quanto diventi inderogabile ed urgente l’opportunità di meglio garantire la sicurezza di amministratori, cittadini, imprenditori e di quanti, per la loro peculiare attività, sono esposti al rischio attentato. In virtù di queste considerazioni il territorio Vibonese avverte forte l’utilità di stimolare ulteriormente l’attenzione del governo centrale per la tutela della sicurezza in questo territorio. Le solidarietà nelle più diverse e significative espressioni, le fiaccolate ed i gesti di vicinanza ai malcapitati cittadini non bastano più. Occorre andare oltre, e lo ribadisco, lo Stato, stavolta, deve agire immediatamente facendo sentire in maniera forte e concreta la propria presenza in Provincia di Vibo Valentia".

 

 Solidarietà espressa da più parti al primo cittadino di Stefanaconi Salvatore Di Sì, vittima di un vile atto intimidatorio. Tra questi anche il candidato sindaco della città di Vibo Valentia, Antonio Lo Schiavo (PD): «Esprimo la mia più convinta solidarietà al sindaco di Stefanaconi, Salvatore Di Sì, per il vile atto intimidatorio di cui questa mattina è stato fatto oggetto. L'ho già detto a lui personalmente e voglio ribadirlo anche pubblicamente: essere sindaco significa stare in prima linea assumendosi la responsabilità di fare scelte forti a tutela del rispetto delle regole e della dignità della propria comunità. Ma un'attività amministrativa, per quanto coraggiosa e coerente con il mandato degli elettori, deve sentire al suo fianco anche il sostegno delle istituzioni e la vicinanza dei cittadini liberi. Solo così, costruendo un fronte comune ispirato da valori di legalità e rispetto delle regole, si realizzerà a pieno titolo la superiorità della società civile su ogni forma di malaffare e arroganza mafiosa. Per questo noi tutti, da chi ricopre un ruolo pubblico al semplice cittadino, abbiamo il preciso dovere di non lasciare soli amministratori per bene come Salvatore Di Sì e la sua squadra. Specie chi amministra, però, deve dare sostanza a questo intendimento compiendo atti consequenziali, non solo perché lo prevede la legge ma anche per dare segnali precisi in direzione della legalità. La futura amministrazione comunale di Vibo Valentia, se avrò l'onore di guidarla, si costituirà parte civile in tutti i procedimenti per mafia nei quali il Comune verrà riconosciuto parte offesa».

Vicinanza espressa anche dal sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo: «Anche a nome della comunità napitina, esprimo al sindaco di Stefanaconi la massima solidarietà per la vile intimidazione subita. L'ennesimo atto intimidatorio ai danni di un amministratore pubblico conferma che l'allarme criminalità nel Vibonese resta altissimo - continua Callipo - Ormai, purtroppo, siamo abituati a notizie di questo tipo, ma non dobbiamo assuefarci alla violenza e alla prevaricazione, continuando a condannare con forza ogni tentativo di compromettere la convivenza civile e democratica».

Mirabello (PD ) accanto al sindaco di Stefanaconi Di Sì - "Quanto successo la scorsa notte ai danni del sindaco di Stefanaconi Salvatore Di sì è un fatto di una gravità inaudita, l'ennesimo atto intimidatorio che colpisce sindaci della nostra Regione e che fa riflettere su come le nostre amministrazioni locali si trovano a dover governare, i loro paesi, in un clima di perenne tensione e paura. I sindaci sono i soggetti istituzionali che rappresentano in prima persona le problematiche di un territorio e, molto spesso, si ritrovano soli.
Adesso piu' che mai bisogna essere compatti e stare vicini a Di Sì, il quale coraggiosamente ha scelto di testimoniare, costituendosi parte civile,  in un processo contro i clan del territorio e, proprio oggi, alcuni membri compariranno davanti al gup di Catanzaro per l'udienza preliminare.  
Non basta di certo la solidarietà e la vicinanza, serve più tutela nei confronti di chi rappresenta le istituzioni nei territori, ancor di piu in una provincia difficile come la nostra, dove la criminalità si alimenta del malessere sociale ed economico".


Duro il commento di Franco Cavallaro, segretario generale della CISAL, il quale afferma che oltre alla solidarietà servono misure più dure da parte del governo: "Gli amministratori comunali della provincia di Vibo Valentia continuano a pagare un sempre più alto prezzo nel loro quotidiano impegno atto a migliorare la condizione di  vivibilità della popolazione amministrata. Quanto accaduto ad un sindaco di frontiera come Salvatore Di Sì, impegnato ogni giorno ad affrontare gravissimi problemi sociali e inquietanti sfide di legalità, la solidarietà non basta, il governo centrale deve puntare verso l’applicazione di misure più dure. La Cisal con i suoi iscritti è, ancor più di prima, al fianco di Salvatore Di Sì e degli altri rappresentanti delle istituzioni che seriamente e concretamente operano per la tutela e lo sviluppo del territorio vibonese. Sindaco di grande impegno politico amministrativo e sempre più vicino ai reali bisogni della gente per affrontare e cercare di risolvere i sempre più notevoli problemi della vita quotidiana, Salvatore Di Sì è spesso impossibilitato a dare risposte confortanti alla domanda che sale dal territorio perché costretto con la sua Amministrazione a fare i conti con i drastici tagli del governo centrale.Siamo sicuri che il primo cittadino di Stefanaconi non si lascerà intimidire dalla efferatezza del grave gesto intimidatorio, andando avanti con maggiore vigore, nella convinzione che presto magistratura e forze dell’ordine faranno piena luce su questo avvilente episodio, accertando autori e movente".


Anche il Sindaco del Comune di Dinami, Maria Ventrice, "esprime una forte condanna per il grave attentato subito dal primo cittadino di Stefanaconi, Salvatore Di Sì, al quale va la solidarietà dell’Amministrazione Comunale e della comunità tutta.  La violenza, in qualsiasi forma di espressione, rappresenta un attacco alla democrazia e non può mai sostituirsi alla politica. Episodi come quello capitato al Sindaco di Stefanaconi vanno condannati da tutti con fermezza e durezza. Siamo certi che le forze dell’ordine, impegnate nelle indagini, riusciranno ad individuare, al più presto, i responsabili".