La paralisi degli aeroporti ha portato alla cassa integrazione dei lavoratori a tempo indeterminato. Il timore per i precari e di non rientrare più al lavoro. Il loro appello affinché possano rientrare nel decreto “Cura Italia”
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«Noi precari del trasporto aereo siamo tra le prime vittime di questa profonda crisi e non possiamo accettare che ci siano precari sostenuti e precari dimenticati. Deve esserci una soluzione anche per noi, poiché come i rappresentanti del governo ci assicuravano pochi giorni fa, "nessuno perderà il lavoro a causa del coronavirus».
A parlare così sono gli stagionali della Sacal, la società aeroportuale che gestisce gli scali di Lamezia, Reggio Calabria e Crotone. L’emergenza Coronavirus li ha portati, spiegano in una nota, ad essere «di fronte all’impossibilità di lavorare per un periodo indefinito e dal momento che alcuni aeroporti hanno previsto una cassa integrazione di 12 mesi per i propri dipendenti a tempo indeterminato, quali speranze abbiamo noi, lavoratori stagionali, di tornare a breve ad una vita lavorativa regolare?».
Un interrogativo lecito al quale si affianca la riflessione che «le conseguenze saranno per noi sul lungo periodo e possiamo comprendere che l'attuale urgenza aziendale sia quella di occuparsi ora dei propri dipendenti a tempo indeterminato, ma non possiamo accettare che anche lo Stato e i vari enti che dovrebbero occuparsi di noi, in questo momento di sconforto, ci lascino soli».
Quello che i lavoratori chiedono è di potere accedere al bonus di 600 euro dell’Inps previsto dal decreto “Cura Italia” «senza distinzione di codice Ateco, per poter poi valutare la creazione di una forma assistenziale e di sostegno come il prolungamento della Naspi».