Gli "abbonati" pagavano un canone di 10 euro ciascuno al mese, creando un giro d'affari fraudolento mensile da 15 milioni. Sono 1,5 milioni gli account oscurati in diverse province d'Italia, tra cui quella di Reggio Calabria. I provvedimenti sono stati eseguiti in un'operazione che ha visto impiegati più di 200 specialisti provenienti da 11 compartimenti regionali della polizia postale (Catania, Palermo, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Ancona, Roma, Cagliari, Milano, Firenze, Venezia) che, operando sul territorio di 18 province, hanno smantellato l'infrastruttura criminale, sia sotto il profilo organizzativo che tecnologico.

L'80% del flusso illegale

Una importante "centrale" è stata individuata a Messina: la sua disattivazione e sequestro ha fatto rilevare che essa gestiva circa l'80% del flusso illegale IPTV in Italia. La tecnica illecita, ha ricostruito la procura di Catania, era "piramidale" e vedeva la collaborazione tra loro di persone che non si conoscevano. I contenuti protetti da copyright erano acquistati lecitamente, come segnale digitale, dai vertici dell'organizzazione (le "sorgenti") e, successivamente, attraverso la predisposizione di una complessa infrastruttura tecnica ed organizzativa, venivano trasformati in dati informatici e convogliati in flussi audio/video, trasmessi ad una rete capillare di rivenditori e utenti finali, dotati di internet ed apparecchiature idonee alla ricezione (il noto "pezzotto").

La vendita pubblicizzata su social e siti

Le complesse indagini, compiute dalla polizia postale di Catania, avevano messo in luce la presenza su Telegram, in vari social network e in diversi siti di bot, canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, sul territorio nazionale, di accessi per lo streaming illegale di contenuti a pagamento tramite IPTV delle più note piattaforme. Le investigazioni si sono avvalse di complesse attività di analisi informatiche, documentali, riscontri bancari e servizi di osservazione e appostamento. Durante le perquisizioni è stato sequestrato numeroso materiale informatico, server ed i dispositivi illegali utilizzati per le connessioni e le attività di diffusione dello streaming. Nelle abitazioni di alcuni degli indagati è stato sequestrato denaro in contante per decine di migliaia di euro ritenuto provento dell'attività illecita.