Il venditore ambulante di origine campane ma residente nella cittadina altotirrenica, avrebbe sparato per scontare una lite in cui il congiunto avrebbe riportato una tumefazione all'occhio
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Resta in carcere il venditore ambulante di origini campane Massimo Pepe, il presunto autore della sparatoria avvenuta dieci giorni fa al mercato settimanale di Scalea. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, Maria Grazie Elia, che ha convalidato l'arresto dell'indagato anche sulla base degli elementi raccolti dai carabinieri della Compagnia di Scalea. Nell'agguato è rimasto ferito Salvatore Maiorino, anche'egli venditore ambulante di origini campane da anni residente nella Riviera dei Cedri, raggiunto da diversi colpi di pistola alle gambe. Nonostante le numerose ferite, il giovane non è in pericolo di vita.
Il presunto movente
Secondo quanto appurato dagli inquirenti, tutto sarebbe scaturito da invidie legate alle rispettive attività commerciali, in cui si vendono prodotti simili. Le vecchie ruggini hanno raggiunto il picco proprio la mattina della sparatoria, quando, in un bar del posto, il fratello dell'indagato avrebbe suscitato le ire di Maiorino con una frase provocatoria. Ne sarebbe nata una colluttazione, ripresa dalle telecamere, in cui il fratello dell'indagato ha riportato una tumefazione all'occhio.
La vendetta
Così, intorno alle 13, Massimo Pepe si sarebbe presentato al mercato per chiedere conto della lite a Maiorino e successivamente avrebbe aperto il fuoco. I colpi hanno attinto il rivale alle gambe, ma per i giudici si è trattato di un tentato omicidio. Infatti, solo l'immediato intervento dei presenti avrebbe evitato il peggio, dal momento che il ferito ha rischiato di morire dissanguato.
La difesa
Incastrato dai numerosi testimoni e dalle telecamere di video sorveglianza, l'uomo avrebbe ammesso di essere l'autore degli spari, ma di non aver avuto l'intenzione di uccidere. E' questo ciò che ha raccontato ai giudici durante l'interrogatorio di garanzia, avvenuto alla presenza dei suoi avvocati. A riprova di ciò, ci sarebbe il fatto che a distanza ravvicinata sarebbe bastato alzare il tiro di qualche centimetro per uccidere Salvatore Maiorino. Non solo, l'uomo avrebbe raccontato di aver agito d'istinto al solo fine di difendersi, poiché durante un presunto tentativo di chiarimento, il rivale avrebbe sfoggiato un attrezzo di ferro. Ma ai giudici dovrà spiegare prima di tutto perché si è presentato in via Carlo Alberto Dalla Chiesa con una pistola carica in tasca. Per il momento rimane in carcere.
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