VIDEO | Undici misure cautelari. Sgominata organizzazione che gestiva un lucroso traffico di sostanze stupefacenti tra le due regioni. A Messina si trovava la centrale dello spaccio con un vero supermarket della droga aperto h24
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Sgominato un traffico di droga tra la Calabria e la Sicilia. I finanzieri del Comando provinciale di Messina hanno eseguito un'ordinanza cautelare nei confronti di 11 persone (5 dei quali in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 2 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), componenti di un'organizzazione criminale che gestiva un vasto giro di cocaina, hashish e marijuana. I dettagli dell'operazione "Festa in maschera" sono stati resi noti in una conferenza stampa alla presenza del procuratore aggiunto di Messina, Rosa Raffa, nella sede del Comando provinciale della Guardia di finanza di Messina.
Il sequestro di droga agli imbarcaderi
Le indagini sono partite dagli approfondimenti avviati a seguito dell'arresto, effettuato il 26 settembre 2018, di due messinesi sorpresi agli imbarcaderi dei traghetti privati mentre trasportavano oltre due chili e quattrocento grammi di cocaina e un modesto quantitativo di hashish, sulla rotta dalla Calabria a Messina, nascosti nelle fiancate dell'auto. Sono state avviate mirate indagini tecniche che hanno consentito di disvelare una associazione a delinquere, finalizzata al traffico ed allo spaccio di stupefacenti che aveva la sua base nel rione Giostra di Messina, dotata di stabili canali di approvvigionamento in Calabria, a Catania e nella stessa città dello Stretto. In tale contesto, il successivo 2 febbraio 2019, le Fiamme gialle peloritane hanno arrestato un messinese di 24 anni, oggi destinatario del provvedimento di cattura, perché sorpreso al rientro da Catania, con una vettura noleggiata, in possesso di 5 chili di marijuana.
Il supermercato della droga
Il 23 febbraio i finanzieri hanno fatto irruzione nell'abitazione di un 37enne, oggi nuovamente tratto in arresto, nel rione Giostra di Messina, sorprendendo i due fornitori catanesi, di 53 e 59 anni, nonché – oltre al proprietario dell'abitazione – il congiunto di 59 anni, il capo e promotore dell'organizzazione di 29 anni, e i complici di 59 e 32 anni, sequestrando ulteriori 5 chili di marijuana. Nell'abitazione del rione Giostra di Messina era stato attivato un servizio di distribuzione di droga operativo h24, grazie ad un ingegnoso sistema di turnazione tra i componenti che si alternavano ai padroni di casa, il capo e promotore e la consorte di 34 anni, oggi destinatari di arresto. Come una normale attività lavorativa, c'erano frequenti cambi turno e il pagamento di emolumenti accessori per i turni di reperibilità, alla stregua di veri e propri dipendenti: un vero e proprio supermarket dello stupefacente.
Uno spacciatore di 36 anni, oggi arrestato, a esempio, percepiva uno stipendio di circa 1.200 euro mensili. Nel corso dell'intera indagine sono stati sequestrati oltre 2 chili di cocaina, oltre 10 chili tra marijuana e hashish, tratte in arresto in flagranza di reato 8 persone e accertati oltre 2500 episodi di spaccio, nel breve periodo da novembre 2018 a febbraio 2019; alcuni degli indagati vantavano la disponibilità di armi da fuoco.
Il blitz al rione Giostra di Messina
Il blitz costituisce un altro duro colpo alle organizzazioni criminali del rione Giostra di Messina, sotto l'influenza di uno dei clan storici e più strutturati della città. A tal riguardo, il capo e promotore di 29 anni è figlio di un killer 62enne del clan Galli, assassinato il 22 maggio 2001 in un agguato mafioso con un colpo alla testa, all'incrocio tra viale Giostra e viale Regina Elena di Messina. Un rapporto parentale che gli ha consentito di scalare le gerarchie del clan Galli, venendogli riconosciuta la sua primazia sul territorio dai congiunti diretti del capo clan Luigi Galli "Scarpuzza", di 64 anni: "Lo sanno che tu comandi anche a me", disse quest'ultimo in occasione di una discussione su un attentato incendiario nei confronti di una sala scommesse riferibile allo stesso 29enne avvenuto a gennaio 2019.
Infine, è stato accertato come 9 degli 11 destinatari di provvedimento cautelare facciano parte di nuclei familiari percettori di reddito di cittadinanza, nonché un soggetto addirittura quale diretto interessato. Su tale aspetto verranno avviati mirati approfondimenti.