Faceva la cresta sui conti correnti intestati alla Commissione Medica Locale per patenti speciali di Cosenza, approfittando del suo ruolo di assistente amministrativo in servizio alle dipendenze dell’Azienda Sanitaria Provinciale. Per questo il Gip, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo bruzio diretta dal Procuratore Mario Spagnuolo, ha emesso nei suoi confronti una misura cautelare interdittiva della durata di 12 mesi, ordinando contestualmente il sequestro preventivo di quasi trecentomila euro, somma di cui la donna, indagata per peculato, si sarebbe indebitamente appropriata. Si tratta di C.F., 61 anni. Le misure sono state eseguite da personale della polizia giudiziaria.

Firme false apposte sugli assegni

Il sequestro ha riguardato in particolare un immobile situato a Cosenza, con relativa pertinenza; un’autovettura Smart Forfour intestata e di proprietà dell’indagata, e le somme di un conto corrente bancario e di un deposito titoli. L’inchiesta ha preso il via nei primi mesi del 2017, quando il presidente della Commissione Medica Locale di Cosenza ha ricevuto dall’Agenzia delle Entrate, una contestazione per il mancato versamento delle ritenute d’acconto per l’anno 2013. Gli approfondimenti effettuati dallo stesso presidente hanno consentito di accertare una serie di mancati adempimenti e versamenti all’erario, di cui sarebbe responsabile l’indagata, addetta alla gestione della documentazione contabile.

Oltre un anno di indagini

Tali importi, secondo quanto sarebbe emerso da oltre un anno di indagini e dall’acquisizione di una notevole mole di documenti, sarebbero poi finiti nella disponibilità della dipendente attraverso l’incasso di quasi duecento assegni recanti la firma falsa del presidente della Commissione Medica Locale, per un importo complessivo superiore a centomila euro.

Quasi dieci anni di comportamenti illeciti

Ulteriori e successivi approfondimenti investigativi, hanno quindi permesso di accertare che gli illeciti erano iniziati addirittura a partire dal 2009 e che negli anni intercorsi tra il 2009 ed il 2013 erano state distratte somme per quasi ducentomila euro. In totale, l’appropriazione indebita contestata ammonta a 294.820 euro. Gli elementi raccolti a carico dell’indagata sono stati ritenuti solidi dal Gip che ha accolto le richieste di interdizione e sequestro avanzate dal Pm titolare dell’inchiesta.