A rischio chiusura la chirurgia d’urgenza del centro ospedaliero di Corigliano-Rossano. È quanto afferma in una nota il coordinatore cittadino de Il Coraggio di Cambiare l’Italia di Corigliano-Rossano, Vincenzo Scarcello, che parla di «una nuova tegola pronta ad abbattersi sul territorio della Sibaritide se non verranno assunti, nell’arco di poche ore, provvedimenti urgenti per garantire ad alcune unità operative la copertura di personale medico e professionale al momento mancante».

 


L’allarme scaturisce da alcune e gravi defezioni di personale che interesserebbero il Centro trasfusionale dell’ospedale di Rossano.
«Ci risulta – afferma Scarcello – che il direttore dell’Unità operativa del centro trasfusionale del “Giannettasio” abbia inoltrato una comunicazione urgente al direttore generale dell’Asp di Cosenza, Raffaele Mauro, sulla chiusura del reparto nei giorni festivi e nelle ore notturne, a causa della persistente carenza di personale medico. Tradotto, significa che lo spoke di Corigliano-Rossano e quindi l’utenza di un comprensorio che conta circa 250mila abitanti rischia di perdere la chirurgia d’urgenza e di mettere a serio rischio il punto nascita di Corigliano che a quel punto potrebbe assistere partorienti solo in fase programmata e comunque né di notte tantomeno nei fine settimana. Una situazione folle, purtroppo, determinatasi a causa della cecità amministrativa e organizzativa in cui al momento versa la sanità calabrese e particolarmente quella della provincia di Cosenza e ancor più il territorio della Sibaritide».

 


L’esponente del movimento si rivolge quindi direttamente al commissario della Sanità, Massimo Scura, e al governatore Oliverio, chiedendo «un intervento deciso ed urgente per rimediare alle criticità evidenziate dal direttore del centro trasfusionale di Rossano ed evitare l’ennesimo e grave disservizio alla sanità territoriale». «Le festività natalizie – conclude Scarcello – sono alle porte e, con esse, anche il periodo in cui gli ospedali, ahinoi, sono sottoposti ad un maggiore flusso di utenza. Evitiamo, allora, che un abominevole disguido possa trasformarsi in una condizione di disagio gravissimo per la popolazione».