Il delegato provinciale Smi (sindacato medici italiani) punta il dito contro la gestione dell'area dell'emergenza urgenza: «Ambulanze demedicalizzate, alcune inutilizzare e pronto soccorso in stato disastroso»
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«Quando nel 2024 sei ancora costretto a leggere di una giovane donna, 47anni, morta in casa forse perché non adeguatamente soccorsa - il medico è dovuto arrivare da Taurianova a Locri, parliamo di 50 km circa - una, anzi più domande sorgono spontanee anche all'uomo più insensibile del mondo».
Lo scrive in una nota il delegato provinciale Smi (sindacato medici italiani) di Catanzaro, Saverio Ferrari, in relazione alla notizia di una donna morta a seguito di un malore a Locri, soccorsa da una ambulanza demedicalizzata. «Perché lo Stato Italiano in attesa di accertare il motivo della morte di questa donna per poi eventualmente punire se ci sono dei colpevoli, intanto non rimuove un commissario per il piano di rientro che in più di due anni nulla ha fatto di concreto per risolvere minimamente i problemi dell'area di emergenza-urgenza e della sanità calabrese in generale?» si domanda il medico del 118.
«Infatti le ambulanze - 60 nuove ambulanze sono arrivate ma molte sono parcheggiate ed inutilizzate nelle varie pet - erano demedicalizzate al suo arrivo e continuano ad esserlo ancora di più oggi con centinaia di turni privi di medico in tutta la regione. I pronto soccorso - continua il medico - erano un disastro al suo arrivo e continuano ad esserlo oggi nonostante i proclami, ad esempio il pronto soccorso di Cariati, i medici cubani e Azienda Zero di cui non si è ancora capito l'utilità».
«Quel che si è sicuramente capito è che non è minimamente riuscita ad incidere sui problemi del sistema di emergenza-urgenza calabrese - prosegue la nota -. I risultati di tale gestione fallimentare sono sotto gli occhi di tutti ed ancor di più di chi frequenta la sanità calabrese per lavoro o per necessità ma si continua a narrare che tutto si sta risolvendo. Così purtroppo non è e nessuno si pone seriamente la domanda anzi il governo centrale pensa all'autonomia differenziata che sarebbe la pietra tombale sulla sanità calabrese perché una cosa è certa, e cioè che al peggio non vi è mai fine».