L’ex direttrice del carcere di Catanzaro Angela Paravati sarebbe stata consapevole dei «traffici illeciti esistenti» nel penitenziario e li avrebbe addirittura avallati, rafforzando i gruppi criminali presenti nelle mura in cui avrebbe dovuto garantire il rispetto delle regole.

Il gip distrettuale di Catanzaro Gabriella Pede sottolinea la reazione della dirigente davanti a una protesta dei detenuti. Paravati è stranita per il rifiuto da parte dei reclusi di tornare in cella: «Vi abbiamo fatto entrare tutte cose tramite pacchi, dice… qua vi faccio stare bene, e mi fate un mancato rientro?».

Poi aggiunge: «Mi assumo la responsabilità… dice, che so che in questo carcere entrano… dice, che c’è fumo (per gli investigatori si riferisce all’hashish, ndr), che ci sono telefoni per farvi stare tranquilli, e non entrate nelle celle?».

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Uno dei detenuti avrebbe addirittura denunciato a Paravati «quanto accadeva nel proprio reparto», riferendosi «sia all’utilizzo di telefono cellulari che di sostanze stupefacenti», ma l’ex direttrice avrebbe «sollecitato il detenuto a tacere». È lui a riportare le parole dell’indagata: «Lei mi ha detto di farmi i fatti miei e di pensare a mia moglie».

I magistrati della Dda di Catanzaro, coordinati dal procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla, evidenziano «omessi controlli nel corso dei colloqui dei detenuti con i familiari, omessi controlli dei pacchi spediti dalle famiglie ai detenuti, violazione della disciplina inerente all’apertura e chiusura delle celle, nonché violazione delle disciplina inerente al reparto Alta sicurezza». Con questo comportamento, Paravati avrebbe  «consapevolmente agevolato il sodalizio esistente all’interno dell’istituto penitenziario, consentendo l’ingresso al suo interno di stupefacenti e telefoni cellulari e anche il loro scambio proprio all’interno del carcere».

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L’ex direttrice - che è accusata anche di aver favorito, nel marzo 2022, l'evasione di un detenuto - avrebbe consentito «il proliferarsi, anche economico, dello scambio di sostanza stupefacente e telefoni cellulari tra detenuti». Fatto che, secondo il gip, sarebbe confermato dalle conversazioni captate tra i detenuti e i propri familiari, quando «si lamentavano dell’avvento della nuova direttrice e del mutamento delle regole». I familiari stessi si sarebbero detti certi «che il carcere di Catanzaro era un unicum e che in nessun altro istituto penitenziario» i controlli fossero altrettanto allegri. Insieme a Paravati è stata arrestata Simona Poli, di 46 anni, comandante della polizia penitenziaria.