Come da copione, l’udienza in programma oggi al Tar è slittata. I comuni del Crotonese che hanno impugnato il cronoprogramma licenziato dal commissario di Arrical, Bruno Gualtieri, hanno infatti chiesto un rinvio per proporre motivi aggiunti.

Un nuovo ricorso

Difesi dall’avvocato Alfredo Gualtieri, depositeranno nei prossimi giorni un altro ricorso per ottenere l’annullamento del nuovo cronoprogramma, modificato all’ultimo miglio dal commissario per evitare una pronuncia sul caso già in fase cautelare. Con l’atto varato lo scorso 22 febbraio, Bruno Gualtieri è infatti intervenuto chirurgicamente spostando al secondo semestre del 2024 la scadenza dei termini di subentro di Sorical nella gestione del servizio idrico integrato e, nello specifico, nel servizio di riscossione dei tributi.

Il casus belli

Proprio questo il casus belli che ha fatto deflagrare il caso determinando la rivolta dei sindaci calabresi, tutti convinti che il subentro di Sorical nel solo servizio di bollettazione e non, invece, in quello di gestione del servizio possa provocare squilibri finanziari nei bilanci degli enti pubblici. Oltre a ciò vi è poi la scomoda posizione dell'ente consortile Congesi che si porta in pancia debiti per svariati milioni di euro nei confronti di Sorical.  

Il fronte dei dissidenti

Alla prima chiamata alle armi contro Arrical dei comuni del Crotonese, ha poi fatto seguito quella di altri municipi calabresi: Palmi e Polistena nel Reggino, Pianopoli e Cortale nel Catanzarese e, da ultimo, l’amministrazione comunale di Gioia Tauro hanno depositato ricorsi al Tar. Insomma, una rivolta che si allarga a macchia d’olio e che rischia di rallentare, se non proprio far saltare, il processo di riforma del sistema idrico integrato voluto dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, sotto la regia di Arrical.

Adesioni ad Arrical

Il parlamentino dei sindaci non ha ancora, infatti, visto la luce – e per il momento è surrogato nelle funzioni dal commissario straordinario – anche a causa di una incompleta adesione all’autorità di gestione. Attualmente, sono 246 le amministrazioni comunali su 404 complessive ad aver aderito con delibera di Consiglio comunale ad Arrical, 53 hanno espresso la loro adesione ma non l’hanno ancora formalizzata attraverso atti ufficiali, ben 35 si sono dette contrarie e la restante parte non ha ancora deciso.

Il parlamentino dei sindaci

In un tale contesto, appare impossibile indire le elezioni che dovrebbero avvenire su impulso del presidente della Regione dal momento che non si è ancora raggiunta una maggioranza qualificata, così come previsto dalla legge. A regime Arrical dovrebbe essere, infatti, composta da un’assemblea di quaranta sindaci - di cui sette componenti di diritto: i cinque capoluoghi di provincia e le due città più grandi (Lamezia Terme e Corigliano Rossano) – e da un direttore generale nominato dalla Regione.

L'ipoteca della Regione

Anche questa previsione normativa ha fatto non poco storcere il naso ai comuni dal momento che la presenza di un direttore generale espressione della Cittadella affievolirebbe il controllo dei sindaci sulla gestione del sistema idrico, così come la partecipazione alle quote societarie di Sorical: la Regione ne detiene il 60% mentre i comuni ne dovrebbero acquisire la restante parte, il 40%, confermandosi così soci di minoranza.