Nicola Abruzzese non si dà pace da giorni. Da quando lui stesso ha alzato il telefono per denunciare a carabinieri e Arpacal quanto stava accadendo. I primi ad accorgersi di quel percolato finito nei corsi d’acqua sono stati gli allevatori della zona, che subito hanno segnalato, con tanto di foto e video, al presidente del circolo Legambiente Nicà. Che non ha perso tempo. E così la discarica di Pipino, a Scala Coeli, è finita sotto sequestro.

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Comitati e associazioni che da più di dieci anni contestano un impianto – dicono – sbagliato nel modo e nel luogo della sua realizzazione, con tanto di denunce in Procura e processi subiti, oggi parlano di «disastro annunciato». E chiedono, alla luce di quanto è successo, che si verifichi che in contrada Pipino tutto sia rispondente alle autorizzazioni concesse.

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Oggi erano sul posto, ancora una volta, per tenere alta l’attenzione su una vicenda che preoccupa ogni giorno di più. Perché preoccupa il silenzio che potrebbe calare, se qualcuno non continua a urlare. E preoccupa quel percolato ancora lì, bene in vista nel fiume.

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«Forse i dirigenti della Regione Calabria non si sono resi conto del disastro ambientale in atto», tuona, ancora una volta, Abruzzese. Ieri il sopralluogo del direttore generale del dipartimento Ambiente della Regione Calabria Salvatore Siviglia. Ha rassicurato, ma qui in pochi si sentono rassicurati.

«Ci desta preoccupazione la nota in cui si legge che deve essere ripristinata la normale funzionalità della discarica: siamo ancora in fase emergenziale, non si sa cos’è successo, non si può parlare già di ripristino». Savina Sicilia è la presidente del comitato scientifico di Legambiente Calabria. Neanche lei ha pace: «Quello che più colpisce è che non c’è la percezione dell’emergenza: ci siamo solo noi. E una grande puzza».

«Vogliamo ricordare all’ingegnere Siviglia che la discarica è attualmente sotto sequestro e quindi è la magistratura che si deve attivare in merito – afferma Abruzzese a proposito del ripristino della funzionalità dell’impianto –. Il dipartimento Ambiente in questo momento si deve occupare solo ed esclusivamente della bonifica di questo territorio e lo deve fare nel minore tempo possibile».

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Le richieste di Legambiente, veicolate dal presidente del circolo Nicà, sono chiare: «Chiediamo a Occhiuto di chiudere definitivamente la discarica di Scala Coeli. Chiediamo inoltre di sapere come mai l’abbanco dei rifiuti è iniziato in violazione della prescrizione numero 7 del decreto autorizzativo per quanto concerne la viabilità. Chiediamo ancora quali sono i tempi della bonifica».

Sul posto sono arrivati fin da Corigliano-Rossano. C’erano i sindaci di Crucoli, Campana e Calopezzati. I rappresentanti dei Verdi, del Wwf, delle Lampare. Mancavano invece i primi cittadini di Cariati, Scala Coeli e Terravecchia e quelli di Mandatoriccio e Pietrapaola, i comuni sulla costa. E le associazioni di categoria. Abruzzese critica il silenzio di Coldiretti, Cia e Confagricoltura.

Donato Greco è un agricoltore della zona. «Quello che è successo è grave ma potrebbe diventare mille volte più grave – dice –. Nessuno fa niente. Se viene a piovere stanotte il percolato se ne va a mare e noi al mare ci andiamo tra 10 anni. Occhiuto deve venire qua a rendersi conto della situazione. Da stamattina sono passate solo due cisterne per prelevare il percolato». «Adesso bisogna tamponare il problema, poi fare quadrato con le associazioni di categoria e i Comuni», dichiara il sindaco di Crucoli Cataldo Librandi.

Agostino Chiarello, primo cittadino di Campana, è uno di quelli che le perplessità sulla discarica le ha avute dall’inizio. E adesso lamenta l’abbandono a se stesso di un intero territorio. «Qui non c’è solo un danno economico, c’è un danno ambientale le cui conseguenze le pagheremo noi e le pagheranno i nostri figli». E poi c’è il sindaco di Calopezzati, Edoardo Antonello Giudiceandrea, che è andato all’impianto per vedere con i suoi occhi la situazione.

Ci sono i Verdi, anche. Giuseppe Campana dice di essere «qui come attivista del comitato Bucita». E punta il dito contro il sistema di gestione dei rifiuti in Calabria che è «vecchio e becero»: «Continuare a subire questi scempi non si può. Solo noi possiamo cambiare le cose. Dobbiamo restare qui finché non scopriamo cosa sta succedendo».

Mimmo Formaro, consigliere comunale di minoranza a Cariati, è qui con gli altri attivisti delle Lampare. Ci sono adesso, ma in realtà ci sono sempre stati. «La situazione è d’emergenza – dice –. Io vedo cittadini con la rabbia negli occhi ma non vedo lo Stato, non vedo Occhiuto. Come rappresentanti di minoranza chiederemo un consiglio comunale congiunto del territorio perché c’è anche un vuoto di comunicazione: non si capisce cosa sta succedendo nella Valle del Nicà. Siamo preoccupatissimi». Il presidente della Regione Roberto Occhiuto viene nominato più volte dai presenti. Lo vogliono qui. «Speriamo che domani mattina si alzi dalla sua sedia e venga qui», conclude Abruzzese.