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"Insussistenza di gravità indiziaria". E' questa la formula con la quale il Tribunale della Libertà di Catanzaro ha annullato l'ordinanza cautelare con cui era stato posto agli arresti domiciliari l'ex consigliere regionale Rosario Mirabelli, difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Carmela Mirabelli, accusato di voto di scambio nell'ambito dell'operazione "Sistema Rende" coordinata dalla Dda di Catanzaro.
Secondo l'accusa, in particolare, Michele Di Puppo, esponente di spicco della cosca Ruà Lanzino, avrebbe procacciato voti per l'elezione di Mirabelli al consiglio regionale nel 2010 in cambio di possibili assunzioni di familiari.
Per i giudici del Riesame, però, vi sarebbe una "lacuna investigativa nella mancata prova dell'accordo corruttivo antecedente alle elezioni, atteso che anche ammettendo un incontro tra Di Puppo e Mirabelli, da un lato di tale incontro non è conosciuto l'oggetto, dall'altro lato non è sostenibile, neanche sul piano logico, che nell'incontro si fosse discusso della promessa di assunzioni, perché l'invio di curricula, successivo alle elezioni, non viene collegato dagli interlocutori a promesse antecedenti, non potendosi quindi escludere che detto invio di curricula, trattandosi di una prassi diffusa e rientrante in una concezione clientelare della politica, fosse stata una iniziativa del tutto autonoma del Di Puppo".
L'11 aprile scorso il Tribunale aveva revocato i domiciliari anche agli ex amministratori di Rende Pietro Ruffolo, Giuseppe Gagliardi e Umberto Bernaudo, mentre aveva confermato la misura cautelare per l'ex sottosegretario ed ex assessore e consigliere regionale della Calabria Sandro Principe.