La notizia della morte del giovane operaio su un tratto della Salerno-Reggio Calabria preoccupa Stefano Perrotti che, in una telefonata a Cavallo dice: ‘è venuto giù un pezzo di viadotto…niente stasera devo volare là’
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Nuovi retroscena raccapriccianti vengono fuori dalle intercettazioni sull’inchiesta della Procura di Firenze che ha portato all’arresto dell’ ingegnere Stefano Perrotti, dell’ex super manager Ettore Incalza, del suo collaboratore Sandro Pacella e di Franco Cavallo, presidente di Centostazioni spa (Gruppo Fs).
“L’operaio, di una ditta che effettua lavori in subappalto – si legge nell’ordinanza – era a bordo di una piccola ruspa quando un viadotto in costruzione è crollato lungo il tratto cosentino dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria”. “La notizia – continua l’ordinanza – suscita l'allarme sia di Stefano Perotti sia di Giulio Burchi. Il primo afferma espressamente, per telefono, che l'incidente è avvenuto in un cantiere in cui lui ha la direzione dei lavori e decide immediatamente di partire per la Calabria”.
Perrotti, infatti, appresa a notizia, telefona a Cavallo spiegando che sta per partire per la Calabria: “...eh non lo so guarda perché sto partendo adesso ... tra l'altro mi si è rotta la macchina per cui sono pure in mezzo alla strada ... è successo un incidente mortale sul nostro cantiere giù in Calabria per cui sto volando giù ... è morto un operaio è venuto giù però un pezzo di viadotto mentre stavano lavorando sopra ... un vecchio viadotto dove stavano facendo manutenzione ... per cui ... niente stasera devo volare là ...”.
La stessa sera Alessandro Frascari, presidente del Consiglio d'amministrazione della Siteco srl, società riconducibile a un altro indagato, Giulio Burchi, che ha firmato un contratto di collaborazione con la SPM srl per la direzione lavori, avvisa Burchi del grave incidente.” Dalle telefonate- afferma l’ordinanza - sembra di intendere che a livello di collaborazione per la direzione lavori per cui è stato firmato il contratto fra la società Siteco e la SPM Ingegneria srl, non sia stata effettuata alcuna reale attività”. Burchi, infatti è preoccupato per eventuali sue responsabilità per la morte del giovane operaio, «... c'è il contratto ma non è mai stata attivata nessuna attività di collaborazione...”.
Burchi, parlando con l'amico e collega Angelo Villa, racconta: “... io c'ho... perché io c'avevo... c'ho un lotto che ho preso insieme a quell'asino di Perotti... però fa sempre l'asino guarda... mai fare del bene a degli asini, sulla Salerno - Reggio Calabria però... lì c'era magari bisogno di un ingegnere però lui ci ha messo tutta la equipe che aveva su un altro lotto mi da un fee.. mi da praticamente un... una... una percentuale sui lavori che vengono fuori ma dice però che però la squadra ce l'ha già tutta completa, capirai che non c'ha mai un cazzo di nessuno... lui fa dei casini, non si riesce ad arrivare mai in fondo a nessuna parte... comunque vediamo come vanno 'ste cose io forse ho degli sviluppi nella mia carriera...”.
Dalle intercettazioni viene fuori che l' 11 novembre 2014 Perotti dà disposizione di preparare il contratto di collaborazione con la società Siteco per un importo di 50mila euro annui.
“Dalla conversazione traspare – scrive il gip – come la cifra sia arbitraria e non costituisca il corrispettivo di una precisa prestazione. Afferma, infatti, Stefano Perotti: "... io c'ho solo questo problema di fare questo contratto con SITECO per dargli ... per avere il supporto ... io pensavo di fargli un contratto di 50.000 euro l'anno .. sono 4 anni di attività e sono 200.000 euro ... mi sembra che ... questo viene a chiamata .. io gli darei 50.000 euro l'anno ...".
Pochi giorni dopo Burchi manda un messaggio a Perrotti per ringraziarlo: "Mi sembra ok , grazie...ci sentiamo poi".