L'amore vince su tutto. Anche sulla legge, stando ai pm che questa mattina hanno scoperchiato il pentolone dell'Asp di Cosenza a colpi di misure cautelari. Tra i numerosi reati contestati dalla Procura di Cosenza all'ex dg Raffaele Mauro ed a Giovanni Francesco Lauricella, Francesco Giudiceandrea, Luigi Bruno e Remigio Magnelli ce n'è anche uno legato ad una procedura cucita - secondo gli inquirenti - su misura per Cesira Ariani, coinvolta in una relazione sentimentale con l'allora direttore generale dell'Asp, così da farle ottenere, grazie a numerose irregolarità amministrative, una promozione a cui non avrebbe avuto alcun diritto. Senza quelle, il posto da responsabile della Uosd Risk Management-Governo clinico dell'Azienda sanitaria per Ariani sarebbe rimasto un miraggio, così come i guadagni che ne conseguono.

Un avviso ad hoc

Il regista dell'operazione è ritenuto proprio Mauro. Che tra lui e Ariani ci fosse del tenero per la Procura è assodato: ci sono le testimonianze di Filomena Panno e Caterina Mazzei – che raccontano come la liaison fosse nota a tutti nel palazzone di via Alimena – ma soprattutto i contatti telefonici tra l'ex dg e la donna, con tanto di pernottamenti del primo a casa della seconda certificati dal tracciamento dei loro cellulari. Il 30 maggio del 2018 Mauro aveva pubblicato un avviso interno «per l'assegnazione dell'incarico di direzione delle Strutture semplici a valenza dipartimentale». Una di queste era quella “Risk management-governo clinico”, incardinata presso il Dipartimento Staff. Il 4 dicembre però aveva annullato quell'atto, sostituendolo con uno nuovo focalizzato proprio sull'incarico che interessava Ariani. Il motivo ufficiale? Il collocamento in quiescienza del dottor Cavalcanti, che aveva ricoperto quel ruolo fino al primo dicembre e la «mancata valutazione delle relative domande di partecipazione avvenute». Il problema è che, scrive la Procura, pur avendo ad oggetto la medesima tipologia di incarico, l'avviso del 30 maggio e quello del 4 dicembre contengono riferimenti normativi differenti. Quelli giusti erano nel primo, sostituiti nel secondo da altri che avrebbero permesso ad Ariani di imporsi su qualsiasi altro candidato in lizza per il posto.

L'esperienza nel settore non conta più

Per procedere a nomine di questo genere, infatti, il dg avrebbe prima dovuto sentire i direttori delle sei strutture complesse incardinate presso il Dipartimento Staff, su proposta del direttore dipartimentale. E non lo ha fatto. Ma, soprattutto, il nominato avrebbe dovuto avere almeno cinque anni d'esperienza nella disciplina oggetto dell'incarico. Lo dice la legge, lo ribadiva l'Atto aziendale e ed era indicato nell'avviso di maggio. A dicembre, però, tutto è cambiato. L'esperienza nel settore? Sparita, nella nuova versione era diventata una semplice e generica anzianità di servizio almeno quinquennale e pazienza se col risk management non ci fosse alcun legame.

Una commissione sui generis

Ma le irregolarità contestate non si fermano qui. Nell'avviso del 4 dicembre arriva la nomina di una commissione esaminatrice quantomeno singolare. A comporla non c'è nessuno del Dipartimento interessato – che, peraltro, non è stato consultato come previsto dalle norme – ma l'allora direttore sanitario Giudiceandrea come presidente e Carmela Cortese e Antonio Scalzo in qualità di componenti. Il primo ha un incarico fiduciario ricevuto da Mauro; la seconda, che dirigeva il Dipartimento di prevenzione prima di andare in pensione, ha lavorato spesso con Ariani quando quest'ultima era in servizio a Castrovillari come responsabile facente funzioni dell'Uos Medicina legale, che fa capo proprio al dipartimento diretto da Cortese; il terzo – già direttore sanitario dell'Asp quando Mauro dirigeva l'ospedalità privata – è in quel momento a capo dell'Uosd Medicina legale, incardinata nel Dipartimento di prevenzione e per questo conosce bene Ariani. Altra anomalia: la commissione dovrà sbrigare tutto il lavoro entro dieci giorni dalla ricezione delle domande per poi indicare il nominativo del vincitore al dg.

Gli altri candidati ignorati

La sparizione del criterio sui cinque anni di esperienza nella disciplina oggetto dell'incarico appare come la chiave per favorire Ariani. Che, infatti, quell'esperienza non la ha ma vince lo stesso la selezione. Di più: i curricula di chi, invece, poteva legittimamente rivendicare un quinquennio di lavoro in quel campo non vengono analizzati a dovere, con il concorrente Angelo Gallo che non si vede riconosciuti oltre quindici anni di lavoro proprio nell'Uosd Risk Management. Gallo non viene ammesso perché «dal curriculum non si evince il servizio specifico necessario», eppure nel documento che ha fornito agli esaminatori la sua esperienza pluriennale è riportata a chiare lettere. Per lui non c'è spazio, così come per gli altri candidati: gli unici due su cui la commissione esprimerà una valutazione sono Cesira Ariani e Roberto Cundari. Anche questo è insolito, l'avviso prevedeva l'individuazione di un solo candidato e non di due, anche se uno «viene artatamente posto in apparente superiorità» come ritengono i pm. Ma tanto Cundari non ha speranze perché, secondo l'accusa, «gli ulteriori criteri selettivi richiamati con priorità appaiano chiaramente strumentali al fine di far emergere, tra i due candidati, proprio Cesira Ariani».

Impossibile superare Ariani

È lei, infatti, l'unica tra i dieci a concorrere inizialmente per la nomina ad aver svolto attività professionale con ruolo direzionale e ad aver lavorato all'interno del Covasi, l'organismo di valutazione sinitri dell'Asp. C'è stata per due anni, e non tre come previsto dall'avviso, ma i suoi trascorsi assumono il peso negato ai quindici anni dell'escluso Gallo nel campo del Risk management. Il giudizio degli inquirenti in merito è lapidario: «Un simile modus procedendi può avere un'unica finalità: quella di porre a fondamento della scelta di requisiti – di contenuto tanto specifico da essere discriminatori – che solo Cesira Ariani possiede, così da consentirle di uscire dalla valutazione con un brillante 3 su 3, a fronte del misero 1 su 3 totalizzato da Cundari». E così Mauro, a inizio gennaio del 2019, con una nota manoscritta a margine del verbale della commissione indica di procedere alla nomina dell'amata.

Rispunta la legge sparita

Il compito di ufficializzare l'incarico il 9 gennaio però tocca a Bruno (in sostituzione del dg, che pare aver notato il palese conflitto d'interessi solo a cose praticamente fatte e si eclissa), Lauricella (direttore amministrativo) e Giudiceandrea (direttore sanitario) su proposta di Remigio Magnelli, che è responsabile dell'Uoc Risorse umane. Finiranno tutti con l'ex dg nel registro degli indagati. E, caso strano, nella delibera a loro firma ricompaiono i riferimenti alle norme che erano spariti nella seconda versione dell'avviso, quelli che avrebbero impedito ad Ariani di partecipare. Viene fuori però che la domanda presentata dalla candidata Maria Migliaresi Caputi non era nemmeno stata valutata. La commissione torna a riunirsi l'11 gennaio ma non procede ad analisi comparative, confermando che a contendersi il posto debbano essere Cundari e Ariani, con quest'ultima che ottiene ufficialmente l'incarico (e il relativo «ingiusto vantaggio patrimoniale») a partire dal 13 gennaio.

Tutti complici per compiacere il dg?

Anche se non è lui a firmare quest'ultimo atto, «la malafede» di Mauro e la sua «precisa volontà di avvantaggiare ingiustamente la Ariani sono evidenti». È lui ad aver predisposto la procedura, facendo sparire i riferimenti normativi che avrebbero ostacolato la donna e non coinvolgendo i direttori delle strutture e del dipartimento come dovuto. È ancora lui, «in mascroscopica violazione di legge», a nominare i componenti di una commissione esaminatrice che non doveva essere istituita, «guardacaso individuandoli in soggetti di sua fiducia e legati da rapporti professionali pregressi con la Ariani». Ed è «per assecondare la volontà del direttore generale che tutti i compartecipi hanno agito in piena consapevolezza e dato il loro indispensabile contributo alla riuscita del disegno criminoso allo scopo di favorire ingiustamente la Ariani», sostiene l'accusa.

Mauro convinto del fatto suo

La Procura esclude che quanto accaduto si debba «a semplice leggerezza o errore». In un'intercettazione Giudiceandrea parla di Mauro spiegando quanto questi sia stato «furbo» a far firmare Bruno al posto suo nonostante quel giorno il dg fosse presente in sede. Una mossa di cui lo stesso Mauro si farà forte parlando proprio con Ariani. Al telefono le spiega di non aver firmato solo per non prestare il fianco a critiche della stampa locale, ma è convinto del fatto suo: «La procedura è quella... che loro parlano di 'ste due delibere, non è che possono entrare nel merito... andiamo al Tar e perdono, abbiamo seguito la procedura. Che cazzo vogliono, c'è stata una procedura, c'è stata una commissione, c'è stata una valutazione, che cazzo vogliono?». E ancora: «Che cazzo devono dire? Che i commissari hanno fatto un falso... a me che devono dire? Devono dire che Giudiceandrea, Cortese e Scalzo hanno fatto un falso. E lo devono dimostrare, non solo dire, attenzione! Cesi', questi qua devono dimostrare i teoremi loro? E mò vediamo che cazzo dimostrano, non ti ho manco nominata io». Già, ora bisognerà vedere cosa dimostreranno i magistrati. Che alla Ariani non contestano reati, ma chiedono che i giudici condannino Mauro, Lauricella, Giudiceandrea, Bruno, Scalzo, Cortese, Magnelli e Fabiola Rizzuto (rup del procedimento che si è concluso con la nomina incriminata) per averla favorita in spregio alla legge.

 

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