Non solo gli incarichi per Gilberto Floriani e i suoi figli, nelle carte dell’inchiesta determine anomale, spese illegittime e conflitti d’interesse. Ecco su cosa si continua a indagare
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Porta la data del 6 febbraio scorso l’informativa di reato trasmessa dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza alla Procura di Vibo sul Sistema bibliotecario. Un’inchiesta coordinata dal pm Filomena Aliberti che «si sostanzia – come evidenzia lo stesso pubblico ministero al gip – in una evidente scorretta gestione amministrativa e contabile del Sistema bibliotecario vibonese nel corso degli anni e nell’impiego di risorse economiche , pervenute sia da contributi pubblici che da erogazioni liberali per interessi privati, a favore del direttore del Sbv Gilberto Floriani e del suo nucleo familiare».
Sono diversi gli episodi ricostruiti dagli investigatori, ad iniziare dalla determinazione del 25 giugno 2015 con la quale il direttore del Sbv, Gilberto Floriani, «aveva delegato illecitamente le funzioni di direttore amministrativo alla dottoressa Valentina Amaddeo già due anni prima della deliberazione – illegittima, sostiene il pm – dell’assemblea dei sindaci. Una scelta certamente finalizzata ad aggirare le ovvie incompatibilità che riguardavano gli affidamenti di incarichi ai propri figli e, dunque, a mascherare la situazione di conflitto di interesse in cui si sarebbe trovato. Proprio in qualità di direttore del Sbv, in data 21 aprile 2017 Gilberto Floriani ha sottoscritto una convenzione per l’attivazione di un polo tecnologico con l’Università Telematica internazionale Uninettuno. Tale scrittura – sostengono gli inquirenti – conferma che lo stesso, nonostante abbia illegittimamente trasferito le competenze alla Amaddeo dal 25 giugno 2015, di fatto continuava a gestire il Sistema bibliotecario vibonese».
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La nomina di Emilio Floriani
Per gli inquirenti, anche la nomina di “Emilio Floriani (figlio di Gilberto) a direttore del Sistema bibliotecario vibonese è avvenuta in maniera abbastanza “singolare”. Infatti egli è stato nominato direttore in data 8 agosto 2021 con nota a firma del presidente del Sbv Antonio Lampasi. Il provvedimento è stato emesso ai sensi dell’articolo 9 dello Statuto che prevede che «il presidente può adottare, in caso di necessità ed urgenza e sotto la propria responsabilità, provvedimenti di competenza del Comitato di gestione da sottoporre poi a ratifica dello stesso nella prima adunanza in questo caso prevista per il mese di settembre 2021».
Le delibere di cui si trovato traccia indicano però, quale adunanza successiva alla predetta nomina, quella del 6 dicembre 2021 in cui sono state approvate due delibere. Nella prima «viene preso atto della nomina temporanea del direttore. Nella seconda viene dato mandato al presidente di procedere all’indizione di una manifestazione di interesse per l’individuazione della figura professionale da nominare». Le conclusioni del gip, del pm e della Guardia di finanza sono le seguenti: «Poiché la nomina era stata fatta con carattere di urgenza e nelle more della successiva approvazione dell’assemblea dei sindaci, non si comprendono le ragioni per cui tale consesso si è riunito solo dopo quattro mesi dalla nomina che di per sé, visto che riguardava uno dei figli del direttore artistico Gilberto Floriani, era quantomeno inopportuna anche il considerazione del fatto che il direttore nominato – Emilio Floriani – avrebbe dovuto, come ha fatto, emettere provvedimenti di liquidazione di compensi nei confronti dei propri congiunti e lui stesso era interessato da provvedimenti di competenza del direttore».
Delibere di spesa tutte illegittime
Gli inquirenti contestano poi tutta una serie di illegittimità in diverse determine emesse dal Sistema bibliotecario vibonese a partire dal 2015 e con le quali «Gilberto Floriani e Valentia Amaddeo hanno veicolato, nel tempo, ingenti somme verso se stessi quali rimborsi spese e verso i figli di Floriani con diversi incarichi». Inoltre per pm e gip «tutte le delibere adottate dall’assemblea dei sindaci, e di conseguenza dai presidenti da essa nominati, sono da considerarsi illegittime e vedono il Sbv gestito da soggetti che non avrebbero titolo a farlo e le determine emesse, riguardanti la realizzazione di manifestazioni ed eventi sono state assunte dai direttori succedutisi che, di fatto, si sono sostituiti al Comitato di gestione che è l’organo preposto a promuovere e coordinare le attività del Centro Sistema, approvare il piano di attività del Sbv predisposto dal direttore, approvare il piano di spesa relativo all’organizzazione e alla realizzazione dei servizi, deliberare gli impegni di spesa del Sbv».
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Bilanci con dati non veri
Un altro “modus operandi” all’interno del Sistema bibliotecario vibonese ha colpito gli inquirenti. Si tratta dell’approvazione dei bilanci, con approvazioni ritenute fuori da ogni norma. «Il bilancio preventivo riferibile ad un anno – sostengono gli inquirenti – veniva infatti approvato nel corso o addirittura alla fine dell’anno stesso e non entro la fine dell’anno precedente. Dunque, tutti i dati riportati nei bilanci approvati dal comitato di gestione o dall’assemblea dei sindaci non sono corrispondenti al vero».
Il bonifico per il supermercato
Al fine di verificare le movimentazioni contabili, la Guardia di finanza ha poi consultato alcuni rapporti bancari concentrandosi in particolare su quattro operazioni che interessano il Sistema bibliotecario vibonese «sulla cui liceità si nutrono seri dubbi». Essi riguardano «prelevamenti per contanti e un pagamento di 534 euro effettuato il 2 dicembre 2019 nei confronti di un supermercato di Vibo». Gli investigatori non sono riusciti tuttavia in questo caso a sapere «chi ha effettuato i prelevamenti e chi ha disposto il bonifico nei confronti del supermercato che fa riferimento ad una fattura che non è stata rinvenuta, né vi è traccia della determina di pagamento». In tal senso le indagini continuano.
Gli incarichi
Il Sistema bibliotecario si è poi avvalso negli anni, oltre che del personale regolarmente assunto, anche di contratti di lavoro autonomo, conferiti a mezzo di lettera di incarico firmata dal direttore del Sistema bibliotecario e, per accettazione, dal destinatario. Gli incarichi hanno riguardato una molteplicità di tipologie di prestazione che vanno dalla figura di semplice “collaboratore” alla figura di “social media manager”, da “relatore” a “ufficio stampa locale”, da “collaboratrice amministrativa” a “direttore artistico”. Gli inquirenti sottolineano quindi che «in nessuna delle lettere di incarico rinvenute si fa però riferimento alla tipologia di selezione utilizzata e, tantomeno, si è dato atto di aver reso pubblica la ricerca di personale in quello specifico settore. Inoltre non si è trovato alcun riferimento ai requisiti, previsti dalle normative vigenti, in possesso dei singoli soggetti incaricati». Anche in tale direzione, quindi, si continua ad indagare.