Il commissario dell'Azienda sanitaria provinciale Simonetta Cinzia Bettelini scrive ai direttori dei dipartimenti e degli ospedali: chi evidenzierà le criticità senza il consenso dei vertici rischia guai
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Tutti zitti se non autorizzati a parlare da lei, altrimenti scatterà la punizione. Cala il silenzio sull'Asp di Cosenza, ordine del commissario Simonetta Cinzia Bettelini, che ha inviato una nota ai direttori dei dipartimenti, a quelli degli spoke e quelli dei distretti della Azienda sanitaria bruzia ribadendo una sua richiesta del luglio scorso. A Bettellini pare non vadano giù le lamentele del personale che, ormai sempre più spesso, evidenzia le difficoltà dell'Asp nel gestire l'emergenza.
Ed ecco partire il diktat: di criticità non si può parlare a stampa e cittadini, perché significherebbe violare il codice di comportamento dell'azienda. Non possono farlo i dipendenti e, ancora di più, è vietato ai dirigenti, obbligati ad «astenersi da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell'amministrazione». Il commissario sbaglia? Che glielo si dica in privato. Le strutture sono inadeguate? Anche in questo caso tocca discuterne con Bettelini a quattr'occhi o con missive che non escano dall'Asp.
I destinatari del diktat
Tra le polemiche seguite all'avvicendamento tra Cotticelli e Zuccatelli e l'aggravarsi della situazione negli ospedali della provincia, il nervosismo dei vertici aziendali si fa sempre più tangibile, quindi meglio che si parli il meno possibile del suo operato. Il commissario è categorico: gli undici destinatari della sua missiva (Antonio Gianni, Remigio Magnelli, Mario Marino, Domenico Buccomino, Natale Straface, Stefano Giusti, Vincenzo Cesareo, Raffaele Cirone, Pierluigi Carino, Stefano Perrotta ed Erminia Sansone) «dovranno esercitare funzioni di vigilanza e controllo sul rispetto del Codice di comportamento da parte dei dipendenti» perché, sottolinea Bettellini, «la violazione dei doveri contenuti nel codice è fonte di responsabilità disciplinare».
Autorizzati o muti
Chi non si atterrà alle disposizioni potrebbe pagare caro. Onde evitare equivoci, Bettellini precisa infatti che «le dichiarazioni pubbliche dovranno essere preventivamente autorizzate dalla direzione strategica, ribadendo che ogni dichiarazione priva di autorizzazione e lesiva dell'immagine dell'Azienda costituirà illecito disciplinarmente rilevante». Si rischiano sanzioni pecunarie se non il licenziamento, insomma. Basterà a zittire le proteste del personale?