La Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha sequestrato e confiscato 9 fabbricati, 11 veicoli e 6 terreni. Si tratta di proprietà della famiglia storicamente contrapposta alla cosca dei Mezzatesta nella cosiddetta faida del Reventino
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I militari del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme hanno dato esecuzione al decreto di sequestro e confisca di beni mobili e immobili, emesso dal Tribunale di Catanzaro – sezione seconda penale - su richiesta del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, e del Sostituto Procuratore Elio Romano, della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di Pino Scalise, Luciano Scalise e degli eredi di Daniele Scalise ucciso in un agguato nel 2014.
Si tratta, spiega una nota, di soggetti criminali appartenenti all’omonima cosca di ‘ndrangheta di Decollatura, contrapposta alla cosca dei Mezzatesta nella cosiddetta faida del Reventino, iniziata di fatto con l’uccisione di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, proseguita con gli omicidi di Daniele Scalise e Luigi Aiello, culminata con l’omicidio del noto avvocato del foro di Lamezia Terme Francesco Pagliuso e, da ultimo, con l’assassinio di Gregorio Mezzatesta avvenuto a Catanzaro.
Il tutto nell’ambito di un contesto criminale ‘ndranghetistico disvelato dall’operazione Reventinum, eseguita nel gennaio di quest'anno e costituente il presupposto su cui il tribunale ha fondato il suddetto provvedimento ai sensi del d.lgs. 159/2011 e successive modifiche.
La misura ablatoria ha riguardato: 9 fabbricati per un valore di oltre un milione di euro, 11 veicoli per un valore di 72.000 euro, sei terreni per un valore di 34.400 euro, per un valore complessivo stimato di circa un milione duecentomila euro.
Continua pertanto l’azione di contrasto al crimine organizzato coordinata dall’ufficio di Procura anche attraverso l’acquisizione allo stato dei patrimoni illecitamente accumulati da appartenenti ad una delle cosche di ‘ndrangheta del circondario della città della piana, particolarmente insidiosa anche alla luce delle recenti attività criminali perpetrate anche attraverso la commissione dei suddetti omicidi.
Il provvedimento cautelare patrimoniale del Tribunale di Catanzaro e’ stato adottato nei confronti di tre proposti, nonche di quattro eredi di e Daniele Scalise. Le investigazioni, infatti, hanno dimostrato che i beni nella disponibilità dei prevenuti sono di valore del tutto sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati ed al tenore di vita mantenuto.
Le indagini hanno inoltre consentito di mettere pienamente in luce la spiccata pericolosità sociale dei prevenuti con la dedizione degli stessi a traffici delittuosi, dei cui proventi i medesimi ed i loro familiari hanno vissuto abitualmente, in modo agiato, per anni.
In ragione della pericolosità sociale dei soggetti, analiticamente dimostrata dai complessi elementi acquisiti con le investigazioni delle fiamme gialle lametine, è stata inoltre applicata nei confronti di e Pino Scalise e Luciano Scalise la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di anni cinque.