L’imprenditore lametino dei call center che aveva promesso di risollevare le sorti della Reggina, ha subito un vero e proprio tracollo finanziario con il deprezzamento inarrestabile dei titoli societari della sua “MeglioQuesto”
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«Le azioni Meglioquesto e i Warrant sono sospesi dalle negoziazioni». La mazzata è arrivata lo scorso 19 marzo, poco prima le 10 del mattino, comunicata con una nota di poche parole dall’ufficio stampa di Piazza Affari. Ma il terremoto che ha interessato la galassia imprenditoriale di Felice Saladini, l’imprenditore lametino dei call center artefice del naufragio tra i dilettanti della Reggina, era iniziato già il giorno prima, a mercati ormai chiusi. Era stata la stessa società dell’abbronzatissimo self made man calabrese a rendere pubblico il problema, con una nota disposta obbligatoriamente dal regolamento dell’Euronext Growth Milan. «Meglioquesto – si legge – comunica di avere ricevuto in data odierna, in assenza di previe intimazioni, la comunicazione di recesso immediato dall’incarico di “Euronext Growth Milan” (EGA) e di Corporete Broker da “Intagrae spa”. La motivazione di recesso adduce a motivazione “l’irrimediabile interruzione del rapporto fiduciario con Intagrae medesima” essendo MeglioQuesto asseritamente resa “più volte inadempiente nei confronti dell’Ega con riferimento agli obblighi di comunicazione”».
In soldoni, venuto meno l’impegno della società broker affiancata alla società di Saladini – già abbandonata nel giugno scorso dal precedente Ega, la “Illimity Bank” che aveva a sua volta rinunciato all’incarico «in conseguenza del venir meno del vincolo fiduciario» - la sospensione del titolo disposta da Borsa Italiana si era resa ormai inevitabile. Anche perché, sullo stesso mercato in cui era quotata, la stessa “MeglioQuesto” continuava a perdere colpi, segnando un’emorragia disarmante in termine di valore delle azioni, passate dai 4 euro del settembre 2021 ai 21 centesimi dell’ultima quotazione. Un’emorragia che ha messo i risparmiatori – Saladini mantiene comunque il 68% della società – sul chi vive.
Sembra arrivata così ad una svolta drammatica la parabola imprenditoriale di Felice Saladini, il calabrese “di ritorno” che ormai lanciato nel mondo dei call center, si era buttato nel calcio con l’acquisto del Lamezia prima (ritirato senza vergogna, a stagione in corso, dal campionato di serie D) e, soprattutto, della Reggina, trascinata nell’inferno dei dilettanti dopo essere stata illusa con il sogno della promozione in serie A. Una parabola breve e dolorosissima quella di Saladini alla guida della società amaranto che, a distanza di mesi dalla clamorosa esclusione dal campionato per la formazione dello Stretto, continua a seminare macerie, tra una squadra che annaspa e una serie di personaggi in cerca di autore che continuano a volteggiare su quello che è rimasto della squadra calabrese che vanta il miglio palmares tra i professionisti.
La decisione | La Corte d’Appello apre il fallimento della Reggina e manda gli atti in Procura: anomalie sui titoli dati in pegno da Saladini
E mentre l’impero finanziario del giovane Saladini sembra crollare su se stesso, le macerie di quella che fu la Reggina ancora fumano, in attesa che la procedura fallimentare (27 i milioni di “buco” certificati dai giudici, buona parte dei quali maturati sotto la gestione Saladini) faccia il suo corso, e rischiano di procurare all’ex patron amaranto, anche una montagna di problemi di natura penale. La sentenza della Corte d’Appello di Reggio di pochi giorni fa con cui veniva bocciata l’omologa per il rientro dai debiti della Reggina, ha infatti bollato come carta straccia, i titoli di Stato che lo stesso Saladini aveva messo a garanzia.