La responsabile della trasparenza del Sistema portuale Simona Scarcella rileva presunte irregolarità e dopo aver sollevato la questione viene rimossa. L’Anac riscontra la natura “ritorsiva” del provvedimento e la reintegra. La reazione dell’ammiraglio Agostinelli alla guida di Gioia Tauro
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È una tegola bella grossa quella che si è abbattuta sulla testa dell’ammiraglio Andrea Agostinelli, che presiede l’Autorità di sistema portuale di Tirreno meridionale e Ionio, nella quale rientra lo scalo di Gioia Tauro. Il segretario generale dell’Autorità, Pietro Preziosi, infatti, si è dimesso appena sono state notificate ieri le contestazioni mosse dall’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione) che ha annullato un suo atto, cioè la revoca dell’incarico di Responsabile anticorruzione all’avvocato Simona Scarcella. «Non si è dimesso per questo motivo, ma per la mancata convocazione di un organo assembleare che aveva sollevato proteste, insomma per ragioni che nulla hanno a che fare con questa storia», precisa Agostinelli. Ma la coincidenza temporale resta ed è oggettivamente difficile pensare che quanto accaduto non abbia avuto riverberi sulla decisione di Preziosi di lasciare subito dopo le censure dell'Anac.
La vicenda prende le mosse dai 13 concorsi che si stanno espletando per la ricerca di personale di vari livelli, compreso quello dirigenziale.
Scarcella, che ha il precipuo compito di vigilare sulla trasparenza degli atti e dall’azione dell’Autorità portuale, nel settembre scorso nota che tra i membri delle commissioni giudicatrici ci sono quattro dipendenti interni con carichi penali pendenti. Una circostanza che rende a suo parere incompatibile il loro ruolo in seno agli organismi che devono espletare i concorsi. Solleva la questione con una relazione ufficiale e chiede al segretario generale di rimediare. Scrive anche ad Agostinelli, «ma senza ottenere alcun riscontro».
Per tutta risposta, viene attivato nei suoi confronti un procedimento disciplinare e il 25 settembre viene revocata la sua carica a Responsabile anticorruzione senza l’obbligatorio parere preventivo dell’Anac. Un goffo passo falso, visto che le normative nazionali impediscono azioni di questo tipo, proprio per sottrarre chi vigila sulla trasparenza a ritorsioni che possano compromettere la loro funzione.
Insomma, il controllato non può mettere fuori gioco il controllore quando non condivide le obiezioni mosse. Tanto più che la motivazione usata da Preziosi per replicare alla relazione di Scarcella e giustificare il provvedimento disciplinare appare decisamente lacunosa: “Sarebbe stato opportuno – scrive il segretario generale - semplicemente approfondire con una prioritaria richiesta - per un successivo esame - di copia delle dichiarazioni rese dai citati soggetti anziché adombrare ipotesi di dichiarazioni non corrispondenti al vero rese dagli stessi, con evidente discredito nei confronti dei citati dipendenti dell’Ente nonché dell’Ente stesso”. In altre parole, il massimo dirigente dell’Autorità portuale sembra dire che invece di alzare un polverone sarebbe bastato chiedere copia delle dichiarazioni rese dai dipendenti nominati per poi approfondire ulteriormente la questione.
«Ma io le copie di quei documenti le ho chieste - spiega Scarcella a LaC News24 -. D’altra parte, questo è un falso problema, perché il Segretario generale e il responsabile dell’Area personale conoscono benissimo i dipendenti chiamati a far parte delle commissioni concorsuali e sanno che hanno carichi penali pendenti. Tant’è vero che gli stessi, alcuni mesi fa, sono stati destinatari di procedimenti disciplinari proprio per il loro coinvolgimento in questioni che hanno avuto risvolti giudiziari». Secondo Scarcella, quindi, Preziosi li ha prima “puniti” e poi, mesi dopo, designati all’espletamento dei concorsi, ma non poteva ignorare i motivi che li rendevano incompatibili per quel ruolo.
L’Anac, dal canto suo, le ha dato ragione su tutte le questioni sollevate, bacchettando l’Autorità portuale e ritenendo «documentata in atti la connessione del procedimento disciplinare asseritamente ritorsivo con l’attività svolta dal Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza», reintegrando così nel suo ruolo l’avvocato Scarcella. Una sconfessione su tutta la linea che ha spinto Preziosi a rassegnare le sue dimissioni.
A difenderlo è però lo stesso presidente dell’Autorità portuale, che giudica infondate le censure dell’Anac. «La legge dice altro - dichiara a LaC News24 -. Le commissioni valutatrici dei 13 concorsi che abbiamo avviato presso l’Autorità di sistema portuale sono legittimamente composte, perché la norma è chiarissima e mi impedisce di firmare decreti di nomina dei membri di commissione solo per coloro che hanno subito una condanna definitiva per reati contro la Pubblica amministrazione. Il motivo ostativo non riguarda carichi pendenti. D’altronde io stesso sono stato rinviato a giudizio per omicidio colposo (in relazione alla morte sul lavoro dell’imprenditore Agostino Filandro, ndr), eppure sono legittimamente il presidente dell’Autorità portuale». Ad aver preso un abbaglio, secondo Agostinelli, sarebbe stata dunque l’Autorità nazionale anticorruzione, che a dire il vero per ora si è limitata a contestare e revocare la rimozione di Scarcella.
«Avremo modo di definire la questione con l’Anac – prosegue Agostinelli – c’è un carteggio in corso. Ciò che è certo è che mi assumo personalmente la responsabilità di tutto ciò che accade qui dentro».
Una vicenda che, comunque, rischia di non esaurirsi nel botta e risposta tra Autorità, ma che ora può avere importanti strascichi giudiziari, visto che Scarcella ha anche presentato un esposto in Procura. Per ora incassa con grande soddisfazione la posizione ufficiale dell’Anac e conclude: «Io mi sono limitata a fare il mio dovere perché ho fiducia nelle Istituzioni. E le Istituzioni hanno risposto».