Carabinieri in azione in una vasta zona attraversata dal fiume Mesimaalla ricerca del corpo di Francesco Vangeli, il giovane di Scaliti di Filandari - che domani avrebbe compiuto 27 anni - di cui si sono perse le tracce dalla sera del 9 ottobre. Uno squadrone dei “Cacciatori” di Calabria, unitamente al reparto dei carabinieri subacquei ha infatti iniziato a guadare il fiume Mesima non lontano dal luogo, nel territorio comunale di Dinami, dove l’11 ottobre scorso è stata ritrovata carbonizzata la Ford Fiesta del giovane, in un’area non lontana dallo svincolo autostradale di Mileto. 

 

Ricerche meticolose in tutta la Vallata perché Procura di Vibo (il caso è seguito dal pm Luca Ciro Lotoro) e militari dell’Arma non vogliono lasciare nulla di intentato e al caso per trovare il corpo di Francesco Vangeli, lavorando  in perfetta sinergia con in prima fila anche i carabinieri del Norm della Compagnia di Vibo ed il Nucleo Investigativo. Un lavoro meticoloso di perlustrazione del territorio nella speranza di poter restituire alla famiglia ed a tutta la comunità di Scaliti - ancora sconvolta per la scomparsa di “Ciccio” - il corpo di Francesco Vangeli. Ogni angolo, ogni anfratto, ogni dirupo ed ogni sentiero viene perlustrato e passato al setaccio da diverse ore dai carabinieri. L’auto bruciata è il punto di partenza per le ricerche che si sono via via estese in tutte le direzioni potenzialmente percorribili da chi voleva liberarsi di Francesco Vangeli. «Datemi il suo corpo, affinché possa piangere su di esso», aveva urlato mamma Elsa dopo la scomparsa. 

 

Un grido di dolore non rimasto inascoltato da parte degli inquirenti che sperano di risolvere in tempi brevi un caso di "lupara bianca" che ha commosso l’intera regione. Francesco Vangeli era infatti un gran lavoratore, aveva preso in mano le redini dell’azienda di famiglia ed aveva la sola "colpa" di amare una ragazza pretesa da un giovane strettamente legato a figure di primissimo piano della ‘ndrangheta di Mileto. La sua scomparsa ha cambiato la vita di tutti, dai fratelli ai genitori sino ai nonni ed a quanti lo conoscevano e gli volevano bene. «Non intendo accusare nessuno – aveva detto mamma Elsa, tra le lacrime ed in un contegno di toccante decoro nella sofferenza –.Chiedo solo di riaverlo e prego le istituzioni di riportarlo da me, o di farmi sapere che fine ha fatto il mio Francesco…». Un appello non caduto nel vuoto e raccolto dai carabinieri. Le ricerche continuano.