Si amplia il fronte dei dissidenti. E alla già lunga lista di comuni del crotonese che hanno adito le vie legali opponendosi al progetto di subentro di Sorical nella gestione del servizio idrico integrato, si aggiungono oggi anche i municipi di Polistena e Palmi che nei giorni scorsi hanno deciso di imboccare la stessa strada.

Nel reggino

Il sindaco di Polistena, Michele Tripodi, ha annunciato proprio ieri di aver notificato alla Cittadella un ricorso al Tar, dando così seguito alla deliberazione del Consiglio comunale con cui nel gennaio scorso chiedeva ad Arrical la «moratoria di ogni procedimento in corso» conferendo contestualmente mandato al responsabile del settore Affari generali di valutare «ogni possibile profilo di incostituzionalità e illegittimità» della legge regionale 10/2022 e di ricorrere contro il decreto del commissario di Arrical del 30 dicembre.

Vexata quaestio

Nello specifico, si tratta del cronoprogramma che disciplina tempi e funzioni del subentro nella gestione del servizio idrico integrato. Anche in questo caso a finire nel mirino sono le procedure che assegnano a Sorical la riscossione dei tributi lasciando in capo alle amministrazioni locali «la fatturazione dei ruoli».

Lievitazione dei costi

Ma il comune di Polistena va oltre stigmatizzando «una maggiorazione eventuale automatica rispetto alle tariffe del 2022 del 10,5% ma nessuna possibilità di diminuzione» e contestando incertezza nella fase di transizione: «Non si comprende cosa dovranno fare i Comuni, se continuare a contabilizzare i residui attivi e passivi derivanti dalla gestione del servizio avvenuta negli anni di autoproduzione. Debiti e crediti saranno cancellati dai bilanci o rimarranno nella pancia degli enti?» si legge nella proposta di delibera di Consiglio Comunale.

Motivi aggiunti

Il sindaco ha già annunciato di proporre motivi aggiunti per impugnare anche il secondo cronoprogramma, modificato in corsa lo scorso mercoledì dal commissario di Arrical, Bruno Gualtieri, nel tentativo di recepire le istanze provenienti dai comuni ed evitare, al contempo, una pronuncia del Tar già in fase cautelare. È andata oltre, invece, l’amministrazione comunale di Palmi che nel ricorso depositato ieri ha chiesto l’annullamento di tutti gli atti, compreso anche l’ultimo licenziato il 22 febbraio.

Il comune di Palmi

Nel ricorso, intanto, si sollevano eccezioni di illegittimità costituzionale della legge regionale poiché «incide in modo illegittimo sull’equilibrio di bilancio dell’ente locale e sulla relativa autonomia finanziaria oltre che sotto i profili della violazione dei principi di leale collaborazione, solidarietà, adeguatezza, decentramento e sussidiarietà».

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Menomazione dell'autonomia finanziaria

Secondo il comune di Palmi «la diminuzione indiscriminata delle risorse o, come nel caso di specie, di totale sottrazione della tariffa nonché l’impossibilità per i Comuni di conoscere gli importi reali relativi ai trasferimenti che dovrebbe effettuare il nuovo gestore – si legge nel ricorso - stante la riduzione unilaterale e postuma delle spese da rimborsare da parte di Sorical, al netto delle proprie spettanze, si traduce in una menomazione dell’autonomia finanziaria».

Vizio di incompetenza

Ma vi è di più, ad essere contestata è la mancata partecipazione dei comuni nell’adozione degli atti da cui deriverebbe un vizio di incompetenza. «Sorical è oggi (teoricamente) partecipata per la maggioranza dalla Regione (60%) e solo in quota minoritaria (40%) dai Comuni». La legge regionale prevede «la cessione a titolo gratuito ai comuni del 40% massimo del capitale sociale di Sorical, demandando all’Arrical la definizione dei criteri di partecipazione degli enti locali. Orbene, il procedimento di acquisizione delle azioni non è ancora stato effettuato, quantomeno da parte dei comuni calabresi».

Presenza maggioritaria della Regione

«Anche qualora tutti i comuni della Regione Calabria acquistassero le quote societarie di Sorical sino alla concorrenza del 40% delle azioni – prosegue il ricorso - la presenza maggioritaria della Regione nella compagine sociale determinerebbe, comunque, un affievolimento, se non l’azzeramento, dei poteri di controllo dei Comuni rispetto alle attività della società in house da essi compartecipata».

Nomina direttore generale

E, infine, la nomina del direttore generale di Arrical che, in teoria, dovrebbe essere rappresentativo di tutti i comuni della Calabria ma che non viene designato dal Consiglio direttivo d’ambito «ma da un soggetto esterno, ovvero dal Presidente della Giunta regionale. Anche sotto questo profilo si ripresenta l’affievolimento dei poteri di controllo dei comuni calabresi».