Si fa presto a dire “vaccinatevi”. Anche chi vuole, anche chi aspetta di poterlo fare, deve talvolta scontrarsi contro l’ottusità di una burocrazia che non vede, non sente e non parla. Come quella di Vibo Valentia. Non vede: non recepisce con tempestività una decisione governativa attesa da molte famiglie. Non sente: hai voglia a protestare, rimbalzi sul solito muro di gomma. Non parla: non c’è un numero a cui chiamare, nessuno che ti possa dare un’informazione certa che ti eviti l’uscita a vuoto.

I fatti. Oggi il ministero della Salute ha emanato una circolare che autorizza la terza dose per i ragazzi e le ragazze tra i 12 e i 15 anni, se sono trascorsi almeno 4 mesi dal completamento del ciclo vaccinale base. Molte famiglie, convinte sostenitrici della campagna vaccinale, non aspettavano altro.

C’è la circolare del ministro, ci sono i centri vaccinali impegnati nell'Open Vax Day, c'è la volontà dei propri figli di vaccinarsi. Per giunta è festa, l'Epifania. Quale occasione migliore per sbrigare questa pratica che ormai è routine per milioni di italiani che credono nell’efficacia dei vaccini. E invece no. Giunti all’hub vaccinale di Vibo Valentia, allestito in un centro commerciale alle porte della città, la risposta che hanno ricevuto è di quelle che temevano sarebbe stata data: ci dispiace, non è possibile.

I motivi addotti per giustificare il diniego sono due: «Sappiamo della circolare ma l’Asp ancora non ci ha comunicato nulla»; e poi quella che blocca qualunque obiezione: «Anche se ci avessero autorizzati, manca il vaccino della Pfizer», l’unico a cui allude esplicitamente il ministero per vaccinare i più giovani.

Risultato, si torna a casa con le pive nel sacco e un adolescente taciturno in auto che sta imparando a sue spese come va il mondo in Calabria.

Eppure non è andata così ovunque, a Cosenza e Catanzaro, ad esempio, i ragazzi tra i 12 e i 15 anni che si sono presentati negli hub vaccinali sono stati serviti e riveriti. A Cosenza addirittura ieri sera hanno cominciato a vaccinare chi lo chiedeva. A Vibo no. Qui la burocrazia della salute non vede, non sente e non parla. “Ritenta, sarai più fortunato” è il suo motto.