Sono due le piazze di spaccio scoperte dalla Polizia di Crotone, via Acquabona e piazza Umberto I, nel corso di un'indagine, iniziata più di un anno fa, coordinata dalla Procura della Repubblica, che ha portato all'arresto di sei persone – di cui una in carcere – e di altre sedici denunciate e sottoposte a obbligo di firma. L'analisi scaturita ha permesso di constatare l'esistenza di due veri e propri supermercati della droga, dove spacciare praticamente alla luce del sole.

L'operazione

L'operazione, scattata questa mattina, è stata denominata “Sommelier”, poiché la vendita dello stupefacente avveniva tramite l'ordinazione di bottiglie di vino o birra, in un linguaggio criptato; coinvolta nella preparazione e nella cessione della droga, anche la figlia 13enne di uno degli arrestati. I dettagli sono stati forniti durante una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il Procuratore della Repubblica di Crotone Giuseppe Capoccia, il sostituto e titolare dell'indagine Alfredo Manca, il Questore Claudio Sanfilippo, il Capo della Squadra Mobile Nicola Lelario, e il suo vice Antonio Concas.

Anche una tredicenne "reclutata" per cedere droga

«Nel caso specifico – ha dichiarato Lelario – si è trattato di un'attività che ci ha impegnato per diversi mesi, fatta di pedinamenti, riscontri, per quanto non abbiamo avuto possibilità di procedere a sequestri ingenti di sostanza stupefacenti, poiché quello che abbiamo documentato ha stabilito una frequenza quotidiana di cessioni di singole dosi, facendo sì che si mettesse in piedi un vero e proprio supermercato della droga. I soggetti coinvolti non costituiscono un'organizzazione, ma sono soggetti che su due fronti differenti spacciavano; per quanto riguarda il quartiere Acquabona, c'era un'attività a conduzione familiare, nel senso che venivano impiegate diverse persone legate da parentela, e che costituiva l'unica fonte di guadagno. Venivano anche impiegati ragazzini e, in un caso specifico, abbiamo più volte assistito ad ordinazioni che riceveva una ragazzina tredicenne per conto del padre; la bambina, a riprova del meccanismo, era avvezza a questo tipo condotte, comprendeva il tutto; da li poi la preparazione e la cessione da parte di alcuni partenti in strada o nei pressi delle abitazioni. L'unica custodia in carcere ha riguardato proprio il papà di questa bambina, che ha già dei precedenti. Si parlava anche di “Carabinieri”, nel linguaggio criptato, riferendosi al tipo di sostanza stupefacente. Parallelamente, abbiamo constatato un'attività quotidiana di spaccio, in particolare da parte di un soggetto che non aveva precedenti per droga, ma che spacciava non solo nel centro città, ma anche nei paesi limitrofi, precisamente a Scandale. Abbiamo ricostruito anche i canali di approvvigionamento del soggetto, situati nel quartiere Papanice, da parte di altri due soggetti già noti alla Polizia».

Anche professionisti tra i clienti

Per quanto riguarda il quadro delle persone coinvolte, Santo Cava si muoveva sul fronte crotonese ad eccezione del quartiere Acquabona per il quale però faceva da tramite per il rifornimento dello stupefacente, Orlando Genovese e Alfonso Carvelli in qualità di fornitori di droga; nel quartiere appena citato, invece, coinvolti Domenico Berlingieri, Leonardo Bevilacqua e Leonardo Passalacqua. Durante l'attività investigativa è stato possibile recuperare una pistola, emersa nel corso di una conversazione. A riprova che non si trattava di pochi grammi di droga, durante il blitz a casa del Passalacqua sono stati rinvenuti circa 90 grammi di cocaina insieme ad un bilancino dentro un marsupio. Gli assuntori delle sostanze sono svariati, non solo tossicodipendenti, ma tra questi anche professionisti della città come avvocati, architetti e dottori.

 

«Quello che ha sorpreso – ha dichiarato il sostituto Manca – è la sistematicità, capillarità, la costanza da parte dei coinvolti: una vera e propria attività lavorativa, tant'è che le cessioni avvenivano quotidianamente durante tutto l'arco della giornata, evidentemente anche durante le serate estive».

«E' evidente il rapporto strettissimo con la Polizia di Stato – ha dichiarato il Procuratore Capoccia - di piena sintonia, e credo anche che la collettività crotonese debba essere grata a questo lavoro, poiché non parliamo di condotte marginali, ma di condotte criminose che si svolgono al centro della nostra città. Evidentemente, il buon vivere della città passa anche dalla repressione di questi fenomeni».

 

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